venerdì 27 febbraio 2015

LA BATTAGLIA DI ROTTERDAM

La rabbiosa esultanza di De Rossi sotto la curva del Feyenoord
Dopo aver fatto praticamente tutto quello che volevano a Roma, i tifosi del Feyenoord hanno perso una grande occasione per ripulire la loro immagine. Se l’andata è stata disastrosa, il ritorno forse è stato anche peggio. Quello che i fans olandesi hanno creato nella Capitale è, anzitutto, figlio di errori italiani: zero prevenzione, zero intervento, solo manganellate a giochi ampiamente fatti, qualche fermo ma ‘tornate a casa senza problemi’. Giochi già fatti ed opere d’arte ampiamente vandalizzate. Sono stato un tifoso anch’io, ho vissuto la curva anch’io (nel basket, ok, ma sempre curva è) e, salvo rarissimi casi, sono sempre stato dalla parte delle tifoserie. Sinceramente, quella del Feyenoord non rappresenta per nulla il mondo ultras. Guai ad associarli perché si butta fango ingeneroso su un movimento mondiale che si fonda su ben altri principi. Scontri, tafferugli, voci e cori sono una cosa, vandalizzare monumenti di una città è altra: non c’è giustificazione e l’Italia farebbe bene a prendersi la sua parte di responsabilità. Chiunque arrivi qui, fa quello che vuole tanto sa che, tolta qualche ora in guardiola, poi torna sereno a casa. Salvo poi daspare per anni, tifosi italiani che non fanno nulla. Questa è l’Italia, terra di conquista per serbi, croati, sloveni, olandesi e chiunque voglia alzare un po’ la cresta visto che, nel loro paese, vengono immediatamente colpiti. I tifosi olandesi sono stati chiamati in tutti i modi, scegliete voi il vocabolo preferito tanto uno vale l’altro: vederli in azione per le via di Roma è stata una vergogna. Il ritorno, anche, si consegna alla storia: prima il trattamento indecente riservato ai tifosi romanisti giunti in Olanda e schedati neanche fossero appena usciti da Regina Coeli, poi la partita su un campo di battaglia (forse anche per la pioggia ed il clima da tregenda). Dalla banana di gomma all’indirizzo di Gervinho fino alla sospensione del match per lancio di… tutto, anche ombrelli giustamente. E’ stato un inferno che, chiunque ami il mondo delle tifoserie, non potrà mai dimenticare. 
I tifosi olandesi vandalizzano la Barcaccia a Piazza di Spagna
Non si tratta di condannare qualcuno, basta solo guardare quello che hanno fatto. Prima vandali, poi razzisti. Da essere umano non posso che indignarmi sperando che, almeno le Autorità olandesi, facciano qualcosa. E, ripeto, il movimento ultras non c’entra con queste persone. Sarò retorico? Probabilmente sì, ma stavolta il mio pensiero è comune e non va controcorrente per partito preso. Stavolta è stata una vera indecenza. In quello stesso stadio, nel 2000, abbiamo buttato un Europeo già vinto. Adesso l’abbiamo conquistato perché non bisognava essere romanisti (e non lo sono) per essere felici. Bastava essere italiani per gioire davanti all’impresa dei giallorossi contro un club che, in appena una settimana, ha fatto vedere tutto il suo lato negativo. Da italiano che ha visto le sue bellezze vandalizzate (poco c’è da salvare in questo paese, almeno difendiamolo) gioisco per l’eliminazione degli olandesi. Ed ora, giustamente, le partite di Europa League se le vedranno in ciabatte sul proprio divano. Quanto mi è piaciuta l’esultanza di DDR sul primo gol. Veramente bella, veramente da chi ama la sua squadra e la sua città


Camillo Anzoini

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