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Il trio più famoso dell'intera WWF |
Troppi gli episodi, troppi i casi in cui un mondo come quello del Wrestling che in genere
è etichettato come ‘fake’, ha dei risvolti inaspettati, degli scheletri nascosti
o una vita diversa, segreta e discostata da quanto invece si mette in scena sul
rettangolo d gioco (ecco la scelta di dividere in due parti i racconti) . Non abbiamo certo la presunzione di volerli elencare tutti,
non abbiamo certo la presunzione di definire quale sia meritevole più di altro di
attenzione nello stuzzicare la curiosità di chi legge. La raccolta è stata
casuale provando a mettere assieme momenti prima ed oltre il nostro ultimo
secondo.
MACHO MAN RANDY SAVAGE - Gelosia. C’è chi la
considera come una sorta di furia cieca che oscura il senso della ragione. E’
come se uno di quei piccoli ‘esserini’ che corrono per il cervello umano e tanto
cari al cartone animato ‘Siamo fatti così’ invece di portare al quartier
generale la piccolissima pergamena con l’input da dare all’intero corpo, si trasformasse
in una sorta di Majinbu pronto a staccare la spina dello stesso quartier
generale prendendo il controllo assoluto sugli eventi. Un po’ quello che
succede ai tori alla vista del colore rosso o se vogliamo giusto per entrare e
restare in tema, quello che accade in genere ai wrestlers che una volta
indossato il costume, la maschera o semplicemente un paio di occhiali, cambiano
modo di essere, mettono da parte il vero ‘io’ per vestire i panni di una
persona ed un personaggio diverso. Ma non per tutti. Se Animal Laurinatis –
come abbiamo avuto modo di raccontare nella storia che lo lega al figlio stella
dei Rams del football – una volta a casa metteva nel ripostiglio il proprio
costume ed era solo ‘Dad Joe’, non si poteva dire lo stesso di Macho Man Randy
Savage. L’essenza dell’uomo virile, l’essenza del ‘Macho’, l’essenza dell’uomo
che non deve chiedere mai. Questi i ‘credo’ di colui che da quando indossava
pantaloni attillati, giubettino con le frange, cappello da cowboy e occhiali
variopinti a seconda del momento, questo quello che si ammirava in un uomo che
aveva due intenti principali: conquistare il tetto dell’allora WWF, ma
soprattutto evitare che qualcuno posasse occhi e mani su di ‘lei’: Miss
Elizabeth. Lei che nello show era la ‘ladyfriend’ che accompagnava ogni sua
gesta e da proteggere da chiunque tentasse anche solo di degnarle uno sguardo –
vedi la rivalità acerrima con George ‘The Animal’ Steel – e che invece nella
vita reale è stata la prima moglie di Randy Savage. Ma per ‘Liz’ la differenza
tra show business e vita reale era una sorta di linea inesistente. Tanti i
racconti di wrestlers professionisti, tra cui anche Hulk Hogan che ritroveremo
più avanti, di una Elizabeth costretta a camminare a testa bassa e con sguardo
a terra per evitare di incrociare lo sguardo con altri o quelli riguardanti la
lotta che lo stesso Randy Savage fece alla WWF per avere un camerino privato in
cui sua moglie e compagna di show potesse stare prima e dopo la sua esibizione
in modo da evitare qualsiasi tipo di contatto. Tutto finto? Beh può darsi. Quello che
però ha lasciato perplessi prima della sua scomparsa nel maggio del 2011 (schianto
dovuto ad un infarto che gli tolse la vita quando era in compagnia della
successiva moglie rimasta ferita) sono stati i racconti in cui Randall Mario
Poffo (nome reale di Macho Man) fosse avvezzo a chiudere la propria casa a
chiave anche quando usciva per commissioni o per questioni personali in cui la
presenza della Elizabeth Ann Hulette non era richiesta. Tanti i tabloid di
gossip che usarono l’ossessiva gelosia dell’allora wrestler marito come causa
del divorzio che mise fine ad un connubio che ha fatto la storia del Wrestling.
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Lex Luger e la compagna Elizabeth alle prese con i fans |
THE LOVELY ELIZABETH
E LEX LUGER– Non potevamo certo lasciare cosi un argomento che pullula di
storie oltre un certo limite e che come nel caso della bella Hulette sono
andate oltre l’ultimo secondo di vita. Dopo la sua storia amorosa con Randall
Mario Poffo, la vita sentimentale al di fuori del ring di una delle prime ‘Lady
Show’ non è certo stata ricca di momenti da ricordare. Il suo successivo passo
fu quello legato alla relazione con Larry Pfohl ‘aka’ Lex Luger. Una storia con
molta più libertà in campo lavorativo con Elizabeth che divenne una delle presenze
fisse dello Show di ‘Nitro’, ma non certo migliore nel privato. Ad un passo dal
matrimonio che doveva essere celebrato nel 2003, ‘Liz’ esce prima dal mondo del
Wrestling (ultima apparizione alla WCW), si ritira in Georgia e inizia a
lavorare per la palestra del promesso sposo Lex Luger. Un matrimonio che non
arrivò mai. Prima la lite familiare con lo stesso Pfohl che venne incriminato e
condannato a 2500 dollari di multa per violenza domestica e percosse (un paio
di giorni dopo l’arresto per guida in stato di ebbrezza) comprovata dal volto
tumefatto della stessa Elizabeth e poi il tragico evento: anno 2003, Marietta
in Georgia. La voce di Lex Luger che chiama il pronto intervento per la
presenza della compagna sul pavimento di casa priva di sensi e segni vitali. La
corsa in ospedale, la constatazione della morte per grave assunzione di
sostanze tossiche mischiate all’alcool. Ancora una volta ad un paio di giorni
di distanza questa volta da un tragico evento, Lex Luger venne arrestato quando
venne trovato a seguito di perquisizione, in possesso di ingenti quantità di sostanze
anabolizzanti, steroidi e quant’altro. Ne derivarono cinque anni di libertà
vigilata, 1000 dollari di multa e probabilmente una futura moglie sulla coscienza,
ma questa è solo una nostra opinione personale. Per chiudere il cerchio a
differenza di Macho Man che venne cremato, la sua bella ed eterna Elizabeth è
stata sepolta nel Kentucky nella contea di Franklin.
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Il duello sul ring tra Race ed Hulk Hogan nel 1987 |
HOGAN E LA ‘PALLOTTOLA
SPUNTATA’ – Di sicuro la morale di questa storia è che il tutto si è
fermato prima del nostro ‘ultimo secondo’. Uno di quei casi in cui dopo la
spina staccata dall’esserino di cui sopra, nel quartier generale che aveva il
comando delle azioni e dei pensieri di Harley Race, ad arrivare sono stati i
soccorsi che hanno rimesso tutto a posto tramutando il tutto in quel pizzico di
lucidità che ha impedito allo stesso Race di togliere il dito dal grilletto
scongiurando quella che poteva essere al tempo una semplice vendetta o gesto
disperato di un lottatore in rovina, ma che col senno di poi avrebbe potuto
togliere alla storia del Wrestling uno dei suoi ‘figli’ più amati e più famosi.
Ma andiamo con ordine. Nella metà degli anni ottanta il dominio di Vince
McMahon cominciava ad espandersi andando ad intaccare non solo la popolarità,
ma anche le casse e le tasche di chi all’epoca era un idolo delle federazioni
indipendenti e locali e a qualcuno la cosa non andò giù. Popolarità in netto
declino, incassi quasi inesistenti e crisi mistica che portò l’allora stella
indipendente Harley Race ad irrompere prima nello spogliatoio di Hogan
prendendolo a pugni – sul serio – e poi nel momento della reazione ecco il
rumore del carrello, il rumore del caricamento della pistola, una calibro 38
che venne fuori dal giubbotto e puntata dritta alla faccia di Hogan. Momenti di
panico, momenti di furia senza conseguenze se non per il tentativo di bruciare
anche lo stesso ring della serata (anche se quest’ultimo non è mai stato
confermato ufficialmente), ma anche questo sventato. Un evento ad un passo
dalla tragedia che si tramutò in show con l’incontro per il titolo nel 1987 tra
i due e quindi un paio d’anni di lavoro dello stesso Harley Race alle
dipendenze di Vince McMahon.
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Il gigante indiano Dalip Singh |
KHALI E L’INCUBO DELL’OMICIDIO
– C’è una ragione per cui negli anni oltre quelli commerciali a scorrere
sui teleschermi c’erano non solo gli spot commerciali ma anche e soprattutto il
‘Don’t try this….’, letteralmente non fatelo: nonostante la preparazione, nonostante
gli allenamenti e quanto di programmato ci possa essere o non essere, è uno
sport pericoloso. Già perché quelli che salgono sul ring saranno anche dei super
atleti ben addestrati, ma sono pur sempre uomini e l’errore o lo sbaglio è
dietro l’angolo cosi come gli infortuni. Al di là di quelli muscolari o ossei
che possano essere, due i principali incubi dei lottatori: la rottura delle
vertebre e la ‘concussion’, la commozione celebrale. La prima è stata la causa per
cui dopo anni di carriera un lottatore della Hall of Fame come Edge ha dovuto
dire basta al Wrestling professionistico per il rischio che una frattura
occorsagli alla vertebra gli potesse causare l’invalidità o addirittura la
morte. Di sicuro più controllata, ma altrettanto pericolosa la seconda e per
info basta chiedere al gigante indiano Dalip Singh meglio conosciuto come il
nome di The Great Khali. A dire il vero il gigantesco lottatore è si parte in
causa ma non dell’infortunio in se. Nel 2001 quando era uno dei testimonial per
l’APW (All Pro Wrestling) l’attualmente meglio conosciuto come Great Khali, si
ritrovò protagonista di uno dei momenti peggiore per un wrestler
professionista: la morte di un collega. Il malcapitato portava il nome di Brian
Ong, un lottatore che all’epoca del 28 Maggio 2001 si allenava proprio con Dalip
Singh. Niente di maldestro, nessuna manovra sbagliata. A decidere la morte di
Ong è stata la negligenza con la quale fu mandato sul ring per gli allenamenti
considerando di poco conto la commozione celebrale ottenuta qualche giorno
prima. Morale della favola dopo il secondo ‘flapjack’ (mossa con la quale un
lottatore viene scaraventato dall’alto verso il basso) la commozione di Ong si trasformò
in tragedia. La morte sopraggiunse prima dell’arrivo in ospedale, l’APW e Khali
citati in giudizio che nel 2005 si trasformò in accusa di omicidio involontario
nei confronti dell’organizzazione costretta a staccare un assegno di 1.300.000
dollari per i danni. L’unica buona notizia di questa triste storia è che la
negligenza non toccò mai Dalip Singh che ne uscì pulito continuando la propria
carriera.
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Il canadese 'contrabbandiere' Dino Bravo |
DINO BRAVO E LA MAFIA
CANADESE – Mafia, Canada ed un nome ed un cognome: Dino Bravo. Adolfo
Bresciano, lottatore italo-canadese che i più attempati ricorderanno anche
nella versione di coppia sotto il nome di ‘Bravo Brothers’ insieme ad un altro
italo-canadese Dominic DeNucci e con il quale misero ko il duo formato da
Mr.Fuji ed il Professor Tanaka. Fino a qui niente di strano. I nodi vennero al
pettine a partire dal 1992 anno del suo ritiro e quando Adolfo Bresciano
ritiratosi a Montreal aprì una sua scuola di Wrestling. Anche qui tutto
normale, ma per usare una nota citazione sarebbe meglio dire: bene, ma non benissimo.
Era il 1993 quando all’età di 44 anni il corpo del wrestler canadese venne
rinvenuto nella sua casa nel Quebec martoriato da 17 colpi di arma da fuoco
sette in testa e dieci al torace. Non un classico incidente di rapina ad un
uomo che aveva fatto fortuna con il Wrestling, ma una vera e propria esecuzione
mafiosa o secondo alcuni una sorta di regolamento di conti. Già perché a
partire dal suo ritiro dal ring e dall’apertura della propria scuola di
Wrestling Adolfo ‘Dino Bravo’ Bresciano aveva sfruttato la sua fama come
copertura per un giro di contrabbando di sigarette tra il Canada e gli Stati
Uniti e numerosi rapporti con la mafia. Ad aggiungere benzina sul fuoco, c’è
stato chi non si è detto sorpreso di una cosa del genere visto la sua parentela
per matrimonio a Vic Matroni, noto mafioso canadese.
Domenico Pezzella
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