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Rosaria con tutte le persone della sua vita per la ginnastica |
Quando
il mio caro amico Anzoini mi ha contattata per parlarmi del blog ‘OLTRE
L’ULTIMO SECONDO’, spiegandomi quali fossero le ‘intenzioni’ in merito al
progetto, ero felice che avesse pensato anche a me.
Non
vi dico il sorriso che ho fatto quando lui, per darmi un’idea migliore di
quello che mi stesse parlando, mi ha citato i Pearl Jam e il motivo per cui il
loro primo album si chiamasse proprio ‘Ten’.
(Lo
sapevate che il nome
dell'album deve le proprie origini al numero di maglia del giocatore di basket
Mookie Blaylock?)
Nel frattempo
che mi ‘illuminava’ su ciò, io ero già vicina al pc a cliccare il tasto ‘mi piace’
alla pagina e a leggere qualche pezzo.
Ovvio che,
nel momento in cui mi ha proposto di scrivere un articolo, non me lo sono fatta
ripetere due volte.
Perché
quando si tratta di parlare di sport provo sempre una certa emozione.
Sarà
perché quando ero bambina, i miei primi passi si associavano a quelli della
danza (a 5 anni ho iniziato a praticare la ginnastica artistica e ritmica)
oppure perché ho approfondito le mie conoscenze con lo studio (sono laureata in
Scienze delle attività Motorie e Sportive e sono molto prossima alla laurea
specialistica in Scienze della Formazione nel corso di Laurea Magistrale in
Scienze della valutazione motoria-sportiva e tecniche di analisi e
progettazione dello sport per disabili) o, ancora, perché possedendo il diploma
di Tecnico Societario ottenuto presso la FGI Federazione Ginnastica d’Italia
(federazione sportiva nazionale riconosciuta dal CONI) e svolgendo l’esperienza
presso l’associazione sportiva dilettantistica ‘New 7° Cerchio’, nello
specifico per la ginnastica artistica e la ginnastica aerobica, ho avuto modo
di relazionarmi con giovani atleti e ho potuto osservare i differenti aspetti
che caratterizzano il mondo sportivo.
Svolgere
questa attività di tirocinio formativo all’interno di un’associazione è stata un’esperienza
molto significativa. Confesso che essere un’ex ginnasta mi ha aiutato molto
dato che il contesto in cui mi sono trovata non mi era nuovo, anzi, è stato
molto facile approcciare con i giovani ginnasti dei diversi gruppi e delle
diverse categorie.
I
gruppi sono principalmente 2 dove, nel primo, troviamo bambine che,
generalmente, partono dai 4 anni ma possono variare con l’età e sono quelle che
hanno un primo contatto con lo sport in generale.
Il
secondo gruppo, invece, varia la suddivisione all’interno degli atleti: vi sono
le Allieve che vanno dagli 8 ai 10 anni, poi ci sono le Junior A (dagli 11 ai
14 anni) e le Junior B (dai 15 ai 17 anni) ed infine la categoria Senior (dai
18 anni in su).
Varia
è anche la suddivisone delle categorie di gara che caratterizza ogni fascia di
età: individuali femminili e maschili, coppie miste, trio e gruppo.
In
questo tirocinio ho osservato e affiancato il tutor formativo Sergio
Bellantonio durante le sue prestazioni, potendo, in questo modo, verificare da
vicino tutte le nozioni apprese durante la fase teorica del corso.
Relazionarmi
con gli atleti di età differenti mi ha fatto comprendere quanto sia bello, ma
allo stesso tempo delicato, lavorare con loro poiché sono
in fase di crescita, realizzando che, specialmente l’adolescenza, è da
considerare come un periodo molto importante.
Inoltre,
ho ritenuto fondamentale assumere un atteggiamento nei loro confronti basato
sull’ascolto, sull’accoglienza e sulla comprensione.
Per
questi motivi, oltre a concentrami alla spiegazione degli esercizi durante le
diverse fasi di allenamento, ho assunto un atteggiamento aperto all’ascolto, al
dialogo e al confronto.
Perché,
molto spesso, per dare maggiore importanza alla prestazione si dimentica
l’aspetto umano che, in particolare per loro che sono così giovani, ritengo sia
fondamentale.
Durante
ogni lezione ho osservato con diligenza e interesse i loro comportamenti, i
loro atteggiamenti, le loro ansie ma anche la loro gioia, il loro piacere e il
loro divertimento mentre praticavano questo sport.
Ho
cercato, quindi, di stabilire una relazione empatica con
i soggetti e ho provato a capire i segnali di agitazione e frustrazione,
cercando di indirizzarli verso stimoli positivi
per poter raggiungere gli obbiettivi durante gli allenamenti.
Rapportarmi
in questo modo è stato utile per comprendere le motivazioni che spingono tutti
ad allenarsi. Ho potuto constatare che praticano la ginnastica spinti non solo
dalla passione, ma anche per lo svago, per il divertimento e, cosa a mio avviso
fondamentale, per la salute e per i rapporti di amicizia che si instaurano tra
loro che li sprona ad aiutarsi uno con l’altro e anche per capire e conoscere
quali sono i propri risultati quando partecipano alle gare.
Immaginate
cosa possono provare questi ragazzi così giovani quando partecipano alle gare.
Una
serie di sentimenti contrastanti che sono tutti, indistintamente, da prendere
altamente in considerazione. Sensazioni come paura, apprensione, ansia, le
lacrime per la delusione o per la gioia.
Ho
potuto apprezzare la ‘fatica’ di questo lavoro dovuto al carico emotivo che,
necessariamente, accompagna ogni relazione che si viene ad instaurare, il
riuscire a fronteggiare situazioni che, appunto, evocano emozioni e sentimenti
anche a livello personale.
Posso
dirvi che ho trovato questa esperienza bella. Ma bella davvero.
E
non solo dal punto di vista formativo che, indubbiamente, ha agevolato
maggiormente le mie scelte professionali e quindi ha contribuito
significativamente nelle mie scelte future, ma parlo soprattutto dal punto di
vista umano.
Perché confrontandomi con un mondo diverso come quello dei minori, che con certezza posso definire mai scontato e banale, ho avuto anche modo di mettermi alla prova e di comprendere la mia persona, di riflettere su me stessa e quindi di auto osservarmi.
Ne è uscito fuori che stare a contatto con gli adolescenti e i bambini è qualcosa di meraviglioso, che mentre gli stai insegnando un qualcosa, automaticamente, impari anche tu.
Perché confrontandomi con un mondo diverso come quello dei minori, che con certezza posso definire mai scontato e banale, ho avuto anche modo di mettermi alla prova e di comprendere la mia persona, di riflettere su me stessa e quindi di auto osservarmi.
Ne è uscito fuori che stare a contatto con gli adolescenti e i bambini è qualcosa di meraviglioso, che mentre gli stai insegnando un qualcosa, automaticamente, impari anche tu.
Riprendi
in considerazione valori che da adulto un po’ dimentichi come la fiducia e il
rispetto.
E,
soprattutto, non rimani indifferente all’affetto che ti dimostrano in poco
tempo.
Immaginatevi
la scena di tante piccole pesti che vengono incontro correndo e fanno ‘a gara’
a chi deve abbracciarti per prima.
Io,
onestamente, non ve la so spiegare tanta felicità.
Rosaria Ambretti
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