A febbraio e prima ancora della March Madness del College
Basketball, è l’evento più seguito del basket Americano: l’All Star Game, la
partita delle stelle, il momento in cui tutti i migliori giocatore della Nba
scendo in campo nello stesso momento l’uno contro l’altro. Ed allora ecco
alcuni cenni di accadimenti nei decenni della storia Nba a partire – ovviamente
– dall’evento numero uno in assoluto.
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A sinistra Ed Macauley. Primo Mvp nella storia dell'All Star Game |
1950s – Correva l’anno 1951. Il basket a stelle e strisce era ai minimi storici della
popolarità dopo i fatti divenuti di dominio pubblico e legati al mondo del
College. Serviva una spinta, serviva un collante, serviva un’esplosione di entusiasmo
ed ecco arrivare l’invenzione della Nba: l’All Star Game; la partita delle
stelle. A dire il vero l’unico a credere che mettere l’Est e l’Ovest l’uno
contro l’altro per stabile quale Conference era la migliore, fu solo il
proprietario dei Celtics Walter Brown. Per convincere l’intera Lega si assunse
tutti i rischi della riuscita dell’evento per il quale tutti si attendevano un
fiasco e una umiliazione pubblica. Risultato: 3500 spettatoti – non il tutto
esaurito – ed Est è che mise ko l’Ovest con il punteggio di 111-94 sotto la
guida del Celtic Ed ‘Easy’ Macauley che domò il dirimpettaio gigante Mikan. Un
raggio di sole sul basket e sulla Nba, ma soprattutto la prima partita ‘stellata’
di una ‘costellazione’ che ormai tutti attendono nel mese di febbraio. Anno 1958
dopo quasi otto anni di All Star Game e di un Mvp individuato come colui che
guida la squadra alla vittoria, accade anche questo: Bob Pettit diviene il
primo giocatore a vincere un titolo di Mvp da ‘perdente’ (l’Est vince ancora
con il punteggio di 130-118). Il motivo? I 28 punti ed i 26 rimbalzi contro una
squadra che Aveva Cousy (colui che portò l’est alla vittoria nel secondo tempo)
ed il miglior centro dominante dell’epoca Bill Russell, non potevano passare
inosservati. Restando in tema di Mvp l’anno successivo nel 1959 arrivò anche il primo co-Mvp assegnato di diritto al rookie Elgin
Baylor e al veterano di cui sopra Bob Pettit che quindi scrive doppietta.
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Wilt Chamberlain |
1960s – Gli anni
sessanta purtroppo per gli avversari, per fortuna di chi si gustava il tutto
dagli spalti, sono stati caratterizzati da tre nomi: Oscar Robertson e la
rivalità tra Bill Russell e Wilt Chamberlain. Partendo da questi ultimi due ad
onor del vero le scintille nel caso specifico della gara delle ‘stelle’ è
iniziata da quando nel febbraio del 1963
i due lunghi più dominanti della Lega non dovettero più firmare tregue dalla
regular season, ma continuarono a lottare uno contro l’altro anche nel giorno
dello show: i Warriors passarono da Philadelphia a San Francisco di conseguenza
Wilt da Est passa all’Ovest, ma in campo a vincere la sfida e titolo di Mvp fu
ancora il totem dei Celtics (l’anno prima nel 1962 Chamberlain ancora a secco nonostante la prestazione mostruosa).
Bypassando il 1964 e l’affermazione
di un Oscar Robertson da 26 punti ponendo le basi per la sua storia personale (l’unico
insieme a Pettit e Jordan a vincere almeno tre o più titoli di Mvp), l’evento
nell’evento arriva nel 1965: uno dei
più incandescenti della storia. L’Est sciupa un vantaggio di 16 punti, Jerry
Lucas sgomita a suon di canestri tra giganti come Chamberlain, Jerry West,
Russell e chi più ne ha più ne metta e due giorni dopo questo show, il lungo
che scriverà la storia Nba con 100 punti segnati in una singola partita viene spedito
da San Francisco a Philadelphia nella trade che devastò gli allori equilibri
della Lega regalando a Philadelphia il titolo nel 1967. Intanto accadeva anche che Rick Barry segnava 32 punti in 38
minuti, mentre nel 1968 Hal Greer –
compagno di squadra di Wilt Chamberlain ai Sixers vince il titolo di Mvp con
soli 17 minuti giocati.
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Randy Smith dei Buffalo Braves |
1970s – Nel 1971 arriva il primo ‘Silver
Anniversary’ della partita delle stelle letteralmente inventata dal
proprietario dei Celtics Walter Brown. Edizione che vide un Jabbar di primo pelo
assaporare il gusto amaro della sconfitta in termini personali di Mvp, ma poi
la storia dice che ebbe modo di rifarsi nelle successive 17 edizioni dell’All Star
Game. Nel 1972 è ‘Mister Logo’ Jerry
West a portarsi a casa il titolo di Mvp con il tiro della vittoria per l’Ovest
allo scadere. Il 1977 fu l’anno di
colui che nella ABA aveva scioccato tutti con schiacciate o layup rovesciati
galleggiando sopra o sotto il ferro: Julius ‘Doctor J’ Erving. Erving arriva
nella Nba quando quest’ultima ingloba la ABA nel 1977 e la città di Milwaukee
assiste al primo vero show del ‘Doctor’ in versione stellare anche se l’Est
perde il confronto. Ma i duelli, le carriere e i risultati di Kareem
Abdul-Jabbar o di Julius Erving sono sotto gli occhi di tutti, ma quello che
negli anni settanta sicuramente scioccò per un attimo il mondo Nba fu l’unico
momento di gloria per la città di Buffalo nella Nba. Anno 1978 Atlanta, dai Buffalo Braves viene selezionato Randy Smith. Capigliatura
afro, componente della panchina e fino a quel momento solo star locale alla
Buffalo State University e successivamente dei Braves. Cinque falli in tempo e
titolo di Mvp finale con 27 punti (11/14), sette rimbalzi e sei assist. Una
performance che venne rinominata ‘out of nowhere Mvp’.
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Magic vs Bird. Celtics vs Lakers |
1980s – E qui
arriviamo al momento cruciale. Arriviamo al momento in cui il basket a stelle e
strisce e la Lega Nba compie la prima vera mutazione della sua storia, il primo
vero passo verso quella consacrazione globale che oggi ne fa una delle Leghe
sportive più seguite e conosciute al mondo. Il tutto grazie agli anni ottanta (qualche
nostro amico che cito con nome d’arte 'Guido Back to the Eighties' direbbe gli
anni migliori sotto parecchi punti di vista se non tutti) e la dimostrazione
sono la miriadi di eventi e di elementi da sottolineare solo per quanto
riguarda l’All Star Game, figurarsi per l’intera regular season. Ecco perché nello
stuzzicare la vostra conoscenza dell’vento andremo avanti con cenni veloci ma
significativi. Anno 1980 basta una
sola indicazione: quello del debutto nella Nba di Larry Bird e Magic Johnson,
due che da qualche altra parte all’Università si erano già incontrati e quindi
era solo questione di cambio di palcoscenico. Anno 1982 quello della famosissima striscia di 12 punti nei sei minuti
finali di Bird che divenne poi Mvp della serata. Anno 1983 troppo scontato parlare del campo ed allora il tutto si
focalizzò sulla presenza e sulla rivoluzionaria interpretazionedi Marvin Gaye al
Forum di Los Angeles per l’inno nazionale che precedette la partita (Doctor J fu l’Mvp, mentre Magic scrisse la storia con 16 assist). Quello che oggi definiamo All Star Weekend nasce nel 1984 con
l’introduzione per la prima volta anche dell’All Star Saturday. Con cosa? La
gara delle schiacciate. Il primo a portarsi a casa il trofeo fu Larry Nance che
in finale oscurò un re della schiacciata come Julius Erving (nella gara della
domenica l’Mvp andò ad Isiah Thomas con 21 punti nel secondo tempo). Ufficialmente
dal 1985 in poi la domenica non era il solo
giorno più atteso dell’All Star Weekend.
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Marvin Gaye cantò l'inno nazionale nel 1983 |
Lo Slam Dunk Contest acquisiva consensi senza fine grazie
anche alla spinta che arrivò da Terence Stansbury e la schiacciata in onore
della Statua della Libertà. Stesso discorso nel 1986 quando a finire sotto le luci della ribalta fu il piccolissimo
Spud Webb si portò a casa il titolo di miglior schiacciatore della kermesse
dall’alto dei suoi 170 cm .
Per info chiedere a Dominique Wilkins che di schiacciate qualcosa ne capisce. Sempre
nel 1986 arriva la gara del tiro da
tre punti, mentre nel 1988 arrivarono
i primi momenti di storia: Bird ancora cecchino infallibile, mentre Dominique
Wilkins e Michael Jordan danno vita allo show nello show più indimenticato
della storia dell’All Star Game: la gara delle schiacciate. Ebbene si quella in
cui Jordan stacca dalla lunetta e crea letteralmente il logo che attualmente
contraddistingue il suo marchio.
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Magic Johnson e il titolo di Mvp nel 1992 dopo la sua dichiarazione di aver contratto l'HIV |
1990s – L’impronta
arrivata dagli anni ottanta esplode letteralmente nella decade successiva. La
Nba è un culto ovunque, gli atleti e le superstar aumentano a dismisura cosi
come la popolarità e la curiosità di vederle tutte assieme una contro l’altra. Si
parte con il 1990 e la performance
da 17 punti e 22 rimbalzi di Sir Charles Barkley nel giorno del ritorno di
Jordan nel North Carolina con la partita delle stelle di scena a Charlotte. Il 1991 porta il nome di Dee Brown che
vinse il titolo di miglior schiacciatore con quella che poi divenne un ‘Cult’
della categoria: la schiacciata con braccio che copre gli occhi anche se poi la
particolarità fu che prima della schiacciata lo stesso Brown si gonfiò le sue
Reebok Pump, altro ‘Cult’ dell’epoca. Il clou degli anni novanta in termini di
emozioni, però, arrivò nel 1992 ovvero quando Magic Johnson aveva da poco
scioccato il mondo dichiarando di aver contratto il virus dell’HIV. Di li a
poco il ritiro, ma prima una delle migliori prestazioni della storia dell’All
Star Game. Quel che successe in campo e alla fine della partita in termini di
abbracci fa parte del patrimonio storico di questa Lega.
Nel 1994 viene introdotto il Rookie Game
che Iverson vinse nel 1997, quando fu
introdotto per la prima volta il club dei migliori 50 giocatori di sempre della
storia Nba. Nello stesso weekend Kobe Bryant vince la sua prima ed unica gara
delle schiacciate, mentre alla domenica Glen Rice fa suo il titolo di Mvp con Michael
Jordan che chiuse in tripla doppia con 14 punti, 11 assist e 11 rimbalzi. Per
onor di cronaca Jordan vinse il titolo di Mvp nel 1998.
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Jordan e Bryant durante l'ASG del 2003 |
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Il volo di Robinson sulla testa di Howard |
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Marco Belinelli, vincitore dello scorso Three point Contest |
GLI EVENTI DI QUESTO
WEEKEND – Si parte questa notte con il clou rappresentato dal classico
match del Rising Stars Challenge che questa volta verrà contrapposta la squadra
‘WORLD’ contro quella USA (diretta Sky a partire dalle 3.00 italiane). Gli
appassionati, però, non attendono altro che il sabto prima ancora della
domenica. Tolte le prime incombenze della notte attraverso i vari Skills
Challenge ed altri eventi, anche qui il clou è tutto nel finale. Gara del tiro
da tre punti dove scenderà in campo Marco Belinelli da detentore del titolo. Contro di lui Steph Curry, Klay
Thompson, Kyle Korver, JJ Redick, Kyrie Irving, James Harden e Wesley Matthews.
A chiusura del sabato stellato lo Slam Dunk Contest. A contendersi il
titolo Gianni Antetokounmpo, Zach LaVine, Victor Oladipo e Mason Plumlee (in
diretta sempre su SkySport2 dalle 2.30). Ventiquattro ore più tardi lo show
degli show: il 64esimo All Star Game.
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