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Il rigore trasformato da Mancosu (Foto Giuseppe Scialla) |
Un’attesa lunga
quasi 22 anni esatti (l’ultima sfida ufficiale risale al 1 febbraio 1993) e
quel giorno, all’Arechi, la fucilata al 93’ regalò la gloria eterna a Claudio
Fermanelli. Oggi, 22 anni dopo, con un rigore al 94’, Marco Mancosu si è
guadagnato un posto nella storia. Non sarà una partita famosissima in giro per
l’Italia pallonara, ma Casertana contro Salernitana è sicuramente uno di quei
match che devi vedere. Se poi sei o casertano o salernitano, hai tanti ricordi
che ti legano a questo match diverso dagli altri. Questo blog vuole raccontare
le emozioni ed oggi mi svesto dai panni del cronista per indossare quelli del
tifoso rossoblù. Tifoso della squadra della mia città.
La sveglia
presto come non succede mai. Il biglietto c’è, la sciarpa è lavata, si può
scendere in strada. I primi amici, la colazione e le bollette (avevo 1X sia
chiaro), altri amici e l’attesa che corre via veloce. Ancora amici, sciarpe e
sguardi, la partita si avvicina. L’ingresso, i controlli della polizia, la
coreografia nella vecchia curva, il posto nei distinti ed il tempo che non
passa mai. L’arrivo del pullman della Salernitana preceduto dall’aereo della
polizia, i fischi, i cori. Arrivano i tifosi granata, inizia ufficialmente il
derby. La magnifica coreografia anche se ero sotto uno delle strisce blu e dopo
l’ho ammirata. Il sole da un lato, il vento dall’altro, freddo, caldo, le
azioni. I cori storici, di una rivalità eterna accompagnano le squadre in
campo. Non si supera mai il limite da entrambi i lati, bene così. Non si
sblocca il match. Rischiamo parecchio nei primi 35’, rischiano loro dopo. Il
panino con la mortadella gentilmente offerto che va diviso con gli amici nelle
vicinanze. Il vento ti taglia il viso. Si va verso lo 0-0
con un po’ di rammarico per l’occasione sprecata di battere la capolista.
Diakitè steso (per me non era rigore ma ancora non l’ho rivisto). Fischio,
guardo l’arbitro, temo la simulazione, dito rivolto al dischetto. Nessuno ci
crede. Mancosu e Carrus sul dischetto, la gente continua a non crederci. Va
Mancosu. C’è chi vede, chi dà le spalle al campo, chi prega, chi già piange.
Tiro, palla perfettamente nel sette. Gol, bolgia, colore e calore. Non si sente
neanche il fischio finale. Tutti sotto i distinti, cori, sberleffi. Anche Sasà
sotto i tifosi a festeggiare. La voglia di non uscire mai dal Pinto. E’ una
gioia immensa che solo un casertano può capire. Grazie, possiamo ‘morire’ anche
ora.
Camillo Anzoini
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