sabato 20 dicembre 2014

LA FRONTIERA INDIANA

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Mohammed Rafique, l'uomo del destino dell'Atletico
Una stagione decisa OLTRE L’ULTIMO SECONDO. Non potevamo iniziare in modo diverso questo viaggio nello sport mondiale. Una stagione, tre mesi di partite, tutto che si decide al minuto 94 e 5 secondi. In mezzo a tante stelle (o presunte tali), decide un illustre sconosciuto (come piace a noi). La prima è andata. Davanti ai 36.484 spettatori del DY Patil Stadium di Mumbai, l’Atletico de Kolkata si laurea vincitore della prima edizione della Indian Super League che ha coinvolto otto squadre e portato tante ex stelle del calcio in questa nuova frontiera: vittoria del team iberico-indiano, dunque, per 1-0 sul Kerala Blaster con gol di Mohammed Rafique che c’ha messo la testa quando ormai i supplementari erano imminenti. Un colpo di testa dell’uomo venuto dal niente, che nessuno conosceva, che entra nella storia. Ok basta cronaca, non fa per questo blog: spazio alle sensazioni che ha lasciato questo viaggio di calcio durato tre mesi. Ammetto di aver scommesso i soliti spiccioli anche su questa Lega nuova, poco innovativa, ma clamorosamente divertente. Se Federico Buffa gli ha dedicato uno speciale, allora qualcosa di magico deve avere anche il ‘futbol indi’. Scene allucinanti, partite dal basso profilo tecnico ma combattute. Ne ho viste parecchie, per fortuna o purtroppo, e comunque c’è stato di che guardare. Azioni, movimenti, gesti che sembravano film già visti ma stavolta sono in salsa curry. Silvestre che entra duro, Ljungberg ed i suoi tocchetti, Falvey che si fa tutta la fascia senza mai fermarsi. E poi Alessandro Nesta che, come al solito, deve abbandonare il campo di battaglia per un infortunio muscolare o Marco Materazzi che si fa espellere ed esce dal campo mostrando il dito come contro l’Australia ai Mondiali di Germania. Calamity James che ha fatto il mister ma non ha mollato i guanti da portiere. Altri allenatori di prestigio come l’immenso Zico, ma anche Peter Read e Franco Colomba. Così come lo stesso Materazzi che, però, in campo si è anche visto e pur andando piano riusciva a fare la differenza. Come Elano ma anche Katsouranis, Gustavo, Koke e Slepicka.  Un po’ meno Alessandro Del Piero, icona di questa ISL, ma poco utilizzato e tanto venerato (intanto ha fatto un gol anche qui e non è proprio poco). Stesso discorso per Trezeguet e Pires che c’erano ma in pochi se ne sono accorti. Che dire dei giocatori locali? Se l’India occupa il posto 170 della classifica FIFA (su 209) ci sarà un motivo. Tanta generosità, tanta corsa, piedi rivedibili, movimenti tattici anche: a volte ho pensato di potercela fare anche io a stare in campo con loro. 
La gioia dei primi campioni della ISL
Volti scolpiti ed occhi profondi, fisici non da livelli superiori, facce degne di Bollywood, da cinema o qualche videoclip musicali (quelli indiani sono veramente uno spasso) e non da futbol. Il calcio indiano è stato un meltin pot di tutto: arbitri scadenti, con la pancia, che a stento sanno le regole ma sono divertenti e buffi da vedere. Talmente scadenti che, spesso, si è dovuti ricorrere ai migliori fischietti asiatici per alcune sfide di cartello.Recuperi anche di 10 minuti a tempo viste le clamorose perdite di tempo dei giocatori, alcune anche goffe. Alcuni campi di patate, fossi e buche degne dell’italica periferia. Magliette di gioco che non indosseremo neanche nel torneo con gli amici (alcune veramente indecenti). Twitter massacrato di messaggi visto che c’era un hashtag per ogni partita ed il popolo indiano ha partecipato copiosamente anche sul web. Pubblicità a tutto spiano negli stadi con moto e macchine in bella mostra e, a volte, vittime di pallonate e staffilate. Stadi da cricket prestati al calcio, quasi una ‘plaza de toros’ per la sua forma circolare. Ma anche tanto, tantissimo, pubblico: colorato, sorridente, divertito e divertente come non si vede in Europa da troppo tempo. Un pubblico con le divisioni sociali in bella vista: magnati ricchissimi nei palchi presidenziali, gente umile ammassata negli altri settori ma tutti con la divisa della propria compagine (originale o falsa non fa differenza). Finisce qui la prima avventura del calcio professionistico indiano. Grazie a tutte le squadre (Atletico de Kolkata, Chennaiyin, Delhi Dynamos, FC Goa, NorthEast United, Kerala Blaster, Mumbay, Pune City). La prima coppa finisce a Calcutta, in attesa della seconda edizione.

Camillo Anzoini

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