giovedì 29 gennaio 2015

PUERTA AGBONAVBARE

Wilfred Agbonavbare ai tempi del Rayo Vallecano
Dalla gloria del calcio internazionale, passando anche per i Mondiali di Usa ’94, in un cammino che racconta della morte della moglie, diventando un facchino all’aeroporto di Madrid-Barajas, fino alla scomparsa a causa di un cancro. Si è spenta, ad inizio settimana, la vita di Wilfred Agbonavbare, professione portiere e leggenda del Rayo Vallecano oltre che della sua Nigeria. Valleca non è certamente il quartiere più chic di Madrid; un quartiere operaio, a forte connotazione rossa che ha nella sua squadra di calcio il vanto e l’orgoglio. Schiacciato dalla presenza di Real e Atletico, il Rayo ha un nutrito gruppo di tifosi all’estero (me compreso) che vedono nello stadio Nuevo Valleca ed in quella maglia la lotta di Davide contro Gloria, la gioia del futbol vecchio stile alla sfarzosità delle rivali cittadine. Un’oasi bianca con banda rossa, che mi ha sempre affascinato. Sono stato a Valleca, ho preso un caffè nello stadio mentre, ad un tavolo, conversavano dei vecchietti con il leader degli SKA-P gruppo musicale che gronda di sangue rayito. Ho comprato la camiseta, giravo per Madrid fiero di questa divisa, gli sguardi attoniti di molti tranne in un momento che porto sempre nel cuore: fermo al semaforo, un uomo mi punta, mi guarda, si avvicina e mi dice solamente: “Vamos Rayito”. Questo è essere tifosi del Rayo, pochi e soli in città ma fieri. Agbonavbare era una leggenda di questo club, ha difeso strenuamente la porta blancoroja per cinque anni in 101 partite, è tra i protagonisti della promozione nella Liga nella stagione 1991-1992. A Valleca la sua leggenda non è mai tramontata. Era tra i 22 convocati nella Nigeria ad Usa 1994: la Nigeria che fece tremare gli Azzurri nell’ottavo di finale giocato a Foxboro. Era la riserva di Peter Rufai (ribattezzato ‘colla’ da Jose Altafini su Tele Montecarlo, perché quei mondiali andavano visti su TMC senza storie). Non ha giocato ma era lì, sul campo, quando Roberto Baggio ci fece scendere dall’aereo diretto a Roma. 
La pagina del sito del Rayo in ricordo di Agbonavbare
Con la sua Nazionale ha vinto la Coppa d’Africa in Tunisia quello stesso anno. Insomma, una vera leggenda. Anche in Italia era famoso, non per le gesta tecniche, ma perché Elio e le Storie Tese gli dedicarono una strofa nella canzone ‘Nessuno allo stadio’, colonna sonora di quel Mondiale; quei geni musicali cantavano: “Se Agbonavbare difenderà la propria porta nei mondiali di calcio americani, forse la Nigeria vincerà questi famosi campionati di calcio mondiali americani”. Poi la fine della carriera, la morte della moglie, la necessità di fare soldi da mandare ai figli a Lagos. Diventa facchino all’aeroporto di Madrid-Barajas: ci sono passato tantissime volte, forse l’avrò anche incrociato, peccato non averlo riconosciuto. Viene scoperto da un programma televisivo spagnolo, racconta la sua storia. Arriva il cancro, martedì la morte. A Valleca tutti lo ricordano ancora. Il Rayo ha deciso di cambiare denominazione alla ‘Puerta1’ dell’accesso allo stadio. Da oggi sarà Puerta Wilfred Agbonavbare. La Nigeria, poi, non ha vinto quei Mondiali, il Rayo non ha vinto la Liga, ma Wilfred rimane immortale. A Valleca e nel cuore di chi, come me, ama quella camiseta lontana dal Real e dall’Atletico: la maglietta blancoroja, uno degli ultimi baluardi di un calcio romantico.


Camillo Anzoini

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