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Kennedy Mweene è un eroe nazionale nello Zambia |
"Era mia,
mia, mia / l'ho gridato e non hai sentito / su di lui ti sei
precipitato / l'hai atterrato. / Solo davanti / a questa porta
spalancata / mentre il centravanti mi guarda. / Solo quando c'è il
rigore / vi ricordate di me, / del vostro portiere / ditemi
perché." Stefano Benni magistralmente ha delineato una delle immagini
calcistiche più belle di sempre, e ci fa da Virgilio nella nostra storia, non
una banale, come ci si aspetta naturalmente, "non così speciale" per
il suo protagonista, che in una lingua difficilmente comprensibile, e che noi
traduciamo alla buona in inglese, conclude sempre ogni sua partita con un
"Ordinary day". Kennedy Mweene sembra un nome uscito da uno dei
taccuini dell'esploratore Livingstone, e probabilmente è così visto che il
cognome all'anagrafe sarebbe Jones, cambiato a 19 anni con questo
"soprannome" che ora lo rende riconoscibile a tutti. E' un nome tribale,
perchè nelle latitudini africani il mistico e la verità, così come il sacro e
il profano, tendono a miscelarsi e divenire qualcosa di particolare, o forse
più semplicemente in uno stato che ha tanto subito la prevaricazione coloniale,
per le sue miniere di rame, un cognome anglofono stonerebbe, specie se sei un
leader in campo e nella vita. Del resto lo Zambia ha poca tradizione
calcistica, seppure vanta nel suo almanacco parecchi scalpi illustri, ma mentre
nel continente nero abbiamo le Aquile (nigeriane), gli Elefanti (ivoriani), i
Leoni Indomabili (camerunesi) o i Cammelli (egiziani), qui nessun animale ha
sposato la causa dei "Chipolopolo" ovvero dei "Proiettili di
Rame", seppure una piccola aquila compare anche sulla bandiera. Le cascate
Vittoria e le acque dello Zambesi (e qui il retaggio inglese continua a fare il
suo corso) sono forse alcuni degli scenari più belli regalati dal continente
africano, ma qui sono come baluardi invalicabili, che anzi segnano il passo tra
il passato (che ha anche un nome geografico, ovvero Rhodesia) e la modernità di
Lusaka, che dopo tante, troppe, vicissitudini politiche, sta cercando di
emergere nella sua modernità.
Ma stiamo tergiversando e abbiamo lasciato il
nostro ragazzo che ha ottenuto il cambio del suo cognome, anche se ci tocca
fare un passo indietro. Nato nel 1984, troppo giovane per ricordarsi del famoso
4-0 che i suoi connazionali rifilarono all'Italia di Tacconi, Mauro, De
Agostini alle olimpiadi di Seul, la sua fanciullezza è segnata da una delle
tragedie nazionali, che ha a che fare col calcio. Lo schianto dell'aereo nei
pressi di Libreville, Gabon, che stava portando la squadra più forte di quegli
anni a giocarsi la qualificazione a Usa 94' in Senegal, e che pone fine ad
un'intera generazione di calciatori di indiscusso talento, scuote il giovane
Kennedy, già con le treccine che lo han sempre contraddistinto. Sarà un
calciatore e insieme a molti figli di quella generazione, proverà a riscrivere
una storia spezzata. Già, ma come? Se la nazionale maggiore è formata da una
under 17 a cui si aggiunge il grande campione Bwalya (che era scampato a
quell'aereo maledetto solo perchè si trovava ancora in Olanda al Psv dove stava
giocando), questo significa che le nazionali minori si troveranno sempre
giocatori più grandi, più esperti e con più cattiveria agonistica da
fronteggiare. E di vittorie ne arriverebbero pochine. Lasciate tempo al tempo,
tutto sarà utile poi. Lo Zambia dopo anni di farraginosa ricostruzione, con
Kalusha Bwalya sempre in prima linea a dare consigli, si barcamena nella parte
bassa dell'elite: riesce molto spesso, anche grazie a gironi non impossibili, a
strappare il pass per la Coppa d'Africa ma quasi mai supera il girone e molto
spesso prende delle imbarcate colossali. E' il 2012 e a circa 20 anni dalla catastrofe,
si torna a giocare a Libreville. Kennedy è il leader spirituale di quella
squadra. La sua voce è più di un monito per i suoi compagni in difesa, che
spesso però la ignorano (e Benni ritorna con i suoi versi a cantare), ma c'è un
'ultimo baluardo' come aveva scritto Saba. C'è chi diceva che dopo N’Kono non
c'erano stati altri grandi portieri, ecco la prossima missione: riportare in
alto la sua nazionale, come si era già ripromesso, e diventare il miglior
portiere del continente nero. Di tiri ne arrivano eccome, ma lui oltre che
un'innata agilità, ha la capacità di capire un secondo prima quello che
avverrà, ed in quelle stesse frazioni agire, anche d'impulso, con coraggio a
sbrogliare la situazione. Non solo, forse con le mani se la cava (eccome) ma i
piedi sono delicati, è il regista arretrato della squadra, sa dribblare e... si
prende parecchie responsabilità. L'avrete già sentito per altri giocatori ma
qui è diverso, ma ci arriveremo.
Lo Zambia vince il suo girone, elimina in
semifinale il fortissimo Ghana al completo con un gol di Mayuka in diagonale,
ma la vittoria 1-0 vede ben 22 tiri delle Black Stars dalle parti del nostro
protagonista. Salva due volte su Muntari a botta sicura, prende una punizione
di Boateng destinata all'incrocio e a pochi dalla fine, da terra, di puro
istinto devia sulla traversa un piattone di Gyan. In lacrime a fine gara, tutti
i giocatori della squadra avversaria gli tributano un saluto, ma lui dopo
qualche sorriso tira dritto, a tenere alta la concentrazione dei suoi.
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Dopo il rigore parato a Drogba nella finale di Coppa d'Africa |
La
finale è contro la Costa D'Avorio, e se volete una motivazione del perchè
Drogba vesta ancora la "arancione" allora mi sa che dovrete chiedere
al nostro numero 16. Come #16? "l'uno se lo prendono coloro che hanno già
raggiunto la vetta e guardano tutti dall'alto, io voglio superarli tutti e
andare più in alto ancora". La finale è bloccata, senza tiri in porta, un
fuorigioco sbagliato manda Drogba in porta, Sunzu lo atterra ed è rigore, a 20'
dalla fine. Tutto è apparecchiato al meglio: Drogba segna il rigore, vince un
trofeo con la sua nazionale e la abbandona da vincente... E Benni ancora ci
sovviene a descrivere il momento: "Era fuori, fuori, fuori / il
fallo era fuori dall'area / quel ******* d'arbitro è arrivato / ha
fischiato. / Solo davanti a voi centomila / che ansiosi mi spiate.
/ Solo quando c'è il rigore / vi ricordate di me, / del vostro
portiere / ditemi perché. / E dai tira, tira, tira / cosa
aspetti a finirmi? / vedo il pallone calciato che arriva / come una
locomotiva / e sono solo nel cielo / mentre volo incontro al tiro
/ e voi trattenere il respiro". Con quegli occhi grandi e neri, anche
il Didier che ha vinto Champions da solo e che da solo aveva trascinato quella
squadra resta ipnotizzato, il suo rigore è potente e centrale, ma Mweene intuisce e la sfiora di quel tanto che basta
per mandarla sopra la trasversale. La gara resterà noiosa sullo 0-0 con un solo
brivido a poco dalla fine dei supplementari ancora risolto con un'uscita
tempestiva del portierone. Si va ai rigori e nei 5 dello Zambia chi è il terzo
a tirare??? Ancora lui. Palla nel sette, piazzata lì dove ci sono le ragnatele
e qui prendiamo a oggetto una famosa frase dei video sportivi su Youtube:
"try to beat me?" Arriverà la vittoria con un rigore parato al 12°
penalty, per lui il premio di miglior portiere della competizione ma
soprattutto l'onore di aver portato il suo paese lì dove non era mai arrivato.
I tempi passano, il mister Hervè Renard non continua e dopo tante tribolazioni
la squadra è agli inizi di questo 2014 invischiata nelle qualificazioni per la
Coppa d'Africa del prossimo Gennaio. Una pesante sconfitta contro Capo Verde
3-1 e due pareggi anonimi contro Mozambico e Niger sembrano frenare qualsiasi
ambizione. Non avendo visto le gare, cerco sul sito qualche info supplementare
e Kennedy non c'è. Rottura del crociato, la sua assenza si fa sentire. E' un
iron man, o forse uno sciamano chi lo sa, lui torna a tempo di record per la
sfida contro il Niger e al 65' siamo ancora 0-0 quando viene fischiato un
rigore ai "proiettili di rame".
La tensione è alta ed il momento è
catartico, lui passeggia per tutto il campo, arriva nell'aria opposta a quella
di sua competenza, si prende il pallone in mano e tranquillizza tutti. Batte un
rigore di potenza che gonfia la rete, senza possibilità per il collega e lancia
una vittoria per 3-0 che scuote l'ambiente. Il capolavoro lo compie qualche
mese dopo, in quello che è un autentico spareggio contro il
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Trasforma il rigore che spiana la strada contro il Niger |
Mozambico, a
Maputo, in trasferta. Per i Chipolopolo la vittoria è d'obbligo, ma i padroni
di casa non ci stanno e spingono sull'acceleratore. Al 58' l'arbitro fischia a
Mbola un fallo di mano dubbio, e sul dischetto per i Mambas si presenta
Pelembe, che da un anno è compagno di squadra di Mweene al Mamelodi. I due si
guardano, sorriso di sfida sul volto del #16 che rimane teso, concentrato e
scatta dalla parte giusta bloccando e rilanciando l'azione, perchè non c'è
tempo per festeggiare. Singuluma poco dopo porterà il gol vittoria che vuole
dire qualificazione, rendendo ininfluente l'ultimo turno a Lusaka contro Capo
Verde, dove arriverà il terzo clean sheet consecutivo dal suo ritorno. Dire che
sia fuori dal comune è poco, dire che ha rifiutato le sirene ed i dollari
cinesi (dove lo han chiamato molti suoi compagni) fa capire cosa sia per lui il
calcio, ma vi è di più. Potete avere i vostri idoli, o magari i campioni che vi
fanno vincere le partite con goal assurdi come Messi o CR7,
Ma se volete una
storia da raccontare, quelle da love of the game, e che hanno al centro come
succosa salsa piccante misticismo, anatemi, scongiuri e anche un filo di
pathos, beh quella di Kennedy Mweene
può
fare al caso vostro. A breve
lo Zambia non partirà
favorito, anche perchè molti dello storico 2012 hanno abbandonato la nazionale
o sono ko per infortunio. Ma a guidare un'accolita di giovani di belle speranze
(occhio a Kalaba, chiamato il Kaiser da quando aveva 18 anni) ci sarà sempre
quel portiere, ultimo baluardo sì, ma anche all'occorrenza primo avamposto
utile per superare qualsiasi difficoltà.
Domenico Landolfo