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Wilfred Agbonavbare ai tempi del Rayo Vallecano |
Dalla gloria del
calcio internazionale, passando anche per i Mondiali di Usa ’94, in un cammino
che racconta della morte della moglie, diventando un facchino all’aeroporto di
Madrid-Barajas, fino alla scomparsa a causa di un cancro. Si è spenta, ad
inizio settimana, la vita di Wilfred Agbonavbare, professione portiere e
leggenda del Rayo Vallecano oltre che della sua Nigeria. Valleca non è
certamente il quartiere più chic di Madrid; un quartiere operaio, a forte
connotazione rossa che ha nella sua squadra di calcio il vanto e l’orgoglio.
Schiacciato dalla presenza di Real e Atletico, il Rayo ha un nutrito gruppo di
tifosi all’estero (me compreso) che vedono nello stadio Nuevo Valleca ed in
quella maglia la lotta di Davide contro Gloria, la gioia del futbol vecchio
stile alla sfarzosità delle rivali cittadine. Un’oasi bianca con banda rossa,
che mi ha sempre affascinato. Sono stato a Valleca, ho preso un caffè nello
stadio mentre, ad un tavolo, conversavano dei vecchietti con il leader degli
SKA-P gruppo musicale che gronda di sangue rayito. Ho comprato la camiseta,
giravo per Madrid fiero di questa divisa, gli sguardi attoniti di molti tranne
in un momento che porto sempre nel cuore: fermo al semaforo, un uomo mi punta,
mi guarda, si avvicina e mi dice solamente: “Vamos Rayito”. Questo è essere
tifosi del Rayo, pochi e soli in città ma fieri. Agbonavbare era una leggenda
di questo club, ha difeso strenuamente la porta blancoroja per cinque anni in
101 partite, è tra i protagonisti della promozione nella Liga nella stagione
1991-1992. A Valleca la sua leggenda non è mai tramontata. Era tra i 22
convocati nella Nigeria ad Usa 1994: la Nigeria che fece tremare gli Azzurri
nell’ottavo di finale giocato a Foxboro. Era la riserva di Peter Rufai
(ribattezzato ‘colla’ da Jose Altafini su Tele Montecarlo, perché quei mondiali
andavano visti su TMC senza storie). Non ha giocato ma era lì, sul campo,
quando Roberto Baggio ci fece scendere dall’aereo diretto a Roma.
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La pagina del sito del Rayo in ricordo di Agbonavbare |
Con la sua
Nazionale ha vinto la Coppa d’Africa in Tunisia quello stesso anno. Insomma,
una vera leggenda. Anche in Italia era famoso, non per le gesta tecniche, ma
perché Elio e le Storie Tese gli dedicarono una strofa nella canzone ‘Nessuno
allo stadio’, colonna sonora di quel Mondiale; quei geni musicali cantavano: “Se
Agbonavbare difenderà la propria porta nei mondiali di calcio americani, forse
la Nigeria vincerà questi famosi campionati di calcio mondiali
americani”. Poi la fine della carriera, la morte della moglie, la
necessità di fare soldi da mandare ai figli a Lagos. Diventa facchino
all’aeroporto di Madrid-Barajas: ci sono passato tantissime volte, forse l’avrò
anche incrociato, peccato non averlo riconosciuto. Viene scoperto da un
programma televisivo spagnolo, racconta la sua storia. Arriva il cancro,
martedì la morte. A Valleca tutti lo ricordano ancora. Il Rayo ha deciso di
cambiare denominazione alla ‘Puerta1’ dell’accesso allo stadio. Da oggi sarà
Puerta Wilfred Agbonavbare. La Nigeria, poi, non ha vinto
quei Mondiali, il Rayo non ha vinto la Liga, ma Wilfred rimane immortale. A
Valleca e nel cuore di chi, come me, ama quella camiseta lontana dal Real e
dall’Atletico: la maglietta blancoroja, uno degli ultimi baluardi di un calcio
romantico.
Camillo Anzoini
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