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Una fase del derby tra Harvard e Yale |
Forse è vero,
come diceva Rocky Balboa che nella vita è importante rialzarsi ed essere sempre
in grado di rispondere ai colpi subiti, forse era altrettanto vero, come diceva
Benjamin Franklin, che sono i piccoli gesti quotidiani a dare il senso alle
nuove scoperte, ma alla fine, qualcun altro oserebbe dire, è il risultato che
conta. Niente di più sbagliato, perchè quella tra Yale e Harvard è stata
qualcosa di più di una partita di pallacanestro, è stato un modo diverso di
vivere il campus per studenti che di certo non han scelto questa università per
ragioni legate allo sport. Alla fine ci vanno i Crimson al torneo, per il
quinto anno di fila e il sesto nella loro storia, peccato per i Bulldogs, che
dopo aver sciupato il matchpoint e malamente, hanno però dimostrato di avere
qualcosa in più della passione e del love of the game.
ANTE: Yale aveva dato 10 punti ad Harvard e aveva la possibilità di andare al Torneo NCAA (dopo l'unica volta del 1962) battendo Darthmouth, che aveva poco da chiedere al campionato. Siccome però a queste latitudini e specie in questi campus uno degli sport favoriti è il Canottaggio, Darthmout vende cara la pelle e a 52" è a -3, con palla in mano ai bulldogs. Pressione, freccia maledetta, tripla dei verdi e pareggio. Javier Durren, ragazzo di St.Louis con testa matematica da puro economista e impegnato nella campagna SOBER contro l'alcolismo (altro che festini nelle confraternite!!!) viene sfidato in lunetta, ma forse avrebbe preferito qualche lezione di psicologia col suo amico Armani Cotton. Dalla linea la mano trema, 1/2 e palla ai verdi che provano un improbabile baseball pass full court, che starebbe finendo fuori, finchè un braccio malandrino non tocca e regala la rimessa ancora alla squadra che non ha niente da chiedere. Rimessa con un 1" e un Lituano, tale Gabas Moldunas, con un perfetto alto basso costruito appoggia al vetro. Si va allo spareggio.
ANTE: Yale aveva dato 10 punti ad Harvard e aveva la possibilità di andare al Torneo NCAA (dopo l'unica volta del 1962) battendo Darthmouth, che aveva poco da chiedere al campionato. Siccome però a queste latitudini e specie in questi campus uno degli sport favoriti è il Canottaggio, Darthmout vende cara la pelle e a 52" è a -3, con palla in mano ai bulldogs. Pressione, freccia maledetta, tripla dei verdi e pareggio. Javier Durren, ragazzo di St.Louis con testa matematica da puro economista e impegnato nella campagna SOBER contro l'alcolismo (altro che festini nelle confraternite!!!) viene sfidato in lunetta, ma forse avrebbe preferito qualche lezione di psicologia col suo amico Armani Cotton. Dalla linea la mano trema, 1/2 e palla ai verdi che provano un improbabile baseball pass full court, che starebbe finendo fuori, finchè un braccio malandrino non tocca e regala la rimessa ancora alla squadra che non ha niente da chiedere. Rimessa con un 1" e un Lituano, tale Gabas Moldunas, con un perfetto alto basso costruito appoggia al vetro. Si va allo spareggio.
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La festa dei Crimson |
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La delusione dei Bulldogs |
CSI: Si vede che
i due coach vogliono vincerla in difesa, con Harvard che si mette a fare i suoi
raddoppi a scatole cinesi mentre Yale lascia sfogare l'avversario, che vola
sull'8-0 e poi grazie alle sue letture offensive inizia a tessere la sua tela.
Il protagonista diventa dal nulla un ragazzo uscito dalla panchina, con sguardo
tipicamente all'inglese da bravo ragazzo, un po' Andy Murray un po' Hugh Grant,
uno che in estate vendeva cappellini e gadget vari a Fenway Park e che nel
tempo libero allieta i suoi compagni col programma radiofonico più seguito a Yale,
dove da buon DJ spara musica a palla. E' Greg Kelley, che si prende la squadra
sulle sue spalle e con due triple la rimette in carreggiata. Il resto lo fa
Justin Sears, ragazzo dalle braccia lunghe e dal grande talento, quello che
nella vita voleva mettere Plainfield, la sua città natale, sulla mappa della
pallacanestro americana e, quantomeno a livello di high school, ha già centrato
l'obiettivo. Harvard resiste, e la salva il ragazzo camerunense di cui abbiamo
parlato poco fa, ovvero Moundou-Missi. Montague è uno spettacolo da
vedere. Probabilmente non ha neanche la metà del talento di quelli che stanno
in divisa sul campo, ma è un generale come pochi, spiega l'angolo di incidenza
dei blocchi, va a strigliare i compagni e ha sempre l'idea giusta per sbloccare:
leggi il suo pedigree e vedi che fa in estate il coach della Varsity, che siede
spesso tra coach Jones e il suo assistente, mi sa che questo è il suo erede. La
ripresa però, dopo il -4 della pausa lunga è un'autentica galoppata Crimson.
Sounders, uno dei due sociologi, che l'anno scorso era stato mvp della Ivy
League e che nel tempo libero si esercita e con buoni profitti, negli scacchi e
nella costruzione di un guardaroba che sia "adeguato", si mette in
proprio e spacca la partita con tre triple. Yale è colpita e cade, in tutti i
sensi. Inspiegabile come l'arbitro non veda un colpo proibito di Travis sulla
faccia di Mason, che va in panca per farsi curare, si prende la carica del
solito Montague e poi torna in campo, con un edema visibile anche questo non
certo grazie all'hd. Sembra fatta, perchè Chambers, si c'è anche lui, va col
48-40 a
poco dalla fine, ma Yale non demorde. Duren, che era sparito sotto le foglie,
guarda i numeri sul tabellone e vede che il bonus è speso, testa bassa e
penetrare, liberi, tanti per lui. Perfetto. Mason, che fino ad allora aveva
fotto pochino in attacco si inventa un incredibile spin move nel traffico ed è
sorpasso, sembra incredibile, ma qui inizia qualcosa che vale poco la pena di
commentare. Fallo su uno di quei movimenti strani di terzo tempo, Sounders,
caldo come una stufa, lancia in area la palla che centra l'anello. Gli arbitri
la guardano e danno la continuità. Ma si può andare a controllare il discrimine
di un fallo, e qui non parliamo di flagrant/non flagrant? Comunque
controsorpasso Harvard, Sears pareggia e con 50 " palla in mano
all'università in nero-amaranto. Palla buttata, fumble, groviglio di mani, si
va di nuovo all'istant replay, poco chiara la situazione, ma la palla resta ai
Crimson. Piazzato del solito camerunense, che poco aveva fatto nella ripresa e
con 5 " non si chiama timeout (ma come un'università del genere non chiama
timeout???) e Duren si butta dentro, magari per un fallo, alzando una
preghiera, c'è anche una specie di tap in offensivo, ma stavolta non va.
Harvard al torneo, riprendendo il paragone del canottaggio, con la punta della
sua barca che di pochissimo batte l'altra, ma il paragone forse più vero ce lo
regala una delle statue più famose di Philadelphia, quella di Rocky Balboa. "Non
ci saranno rivincite Apollo!!!" e poi alla fine dopo la sconfitta del
primo film sappiamo come è andata. Mi sa che forse è il tempo di spegnere il pc
e mettersi a studiare un po' sta partita mi ha messo voglia di riaprire i
libri... Si certo, come no, alla prossima puntata...
Domenico
Landolfo
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