venerdì 26 giugno 2015

HA VINTO SASSARI, HA VINTO REGGIO, HA VINTO IL BASKET ITALIANO

Sanders mvp delle Finals (foto Dinano Sassari)
Ode alla gara7 delle Finals Italiane.

Ha vinto il basket italiano e questa è la notizia più bella possibile.
Ha vinto Sassari sul campo.
Ha vinto Reggio Emilia moralmente perché se perdi gara7, hai vinto comunque.
Ha vinto Sassari il suo primo storico scudetto. Ed è triplete.
Ha vinto Reggio Emilia che ha perso la sua prima finale scudetto ma ci ritornerà e lo vincerà.
Ha vinto chi ha pianto dalla rabbia, chi dalla gioia.
Ha vinto chi è andato ad abbracciare gli sconfitti.
Ha vinto il pubblico delle due fazioni uniti in un gemellaggio tanto bello quanto nuovo a base di parmigiano reggiano e pecorino sardo.
Ha vinto (il premio stupidità) il tifoso reggiano che ha ‘accarezzato’ Sosa ed è stato espulso dal palazzetto. Complimenti, hai vinto questo ambito premio.
Ha vinto il basket italiano capace di arrivare a scombussolare il palinsesto Rai e volare su Rai3 in prime time.
Ha vinto il basket italiano capace di arrivare sulla pagine anche di Repubblica.it con tanto spazio anche nel box al fianco dell’apertura.
Ha vinto il progetto della Reggiana basato sui giovani del vivaio.
Ha vinto il progetto della Dinamo e del presidente Sardara.
Ha vinto Menetti, coach di grande qualità che ha plasmato un gruppo giovane, con qualche sempreverde, e l’ha portato fin qui.
Ha vinto Sacchetti troppo spesso accusato di essere un coach poco tattico. Arrivare qui significa essere un grande allenatore. Dedicato ai suoi detrattori.
Ha vinto Lawal che, dalla serie A2, ha strappato un contratto di tre anni a Barcellona.
Ha vinto Cinciarini che ha dimostrato di essere un bellissimo play.
Ha vinto Logan che, nel 2006, era a Pavia ed ora guardate dov’è arrivato e quando incide.
Ha vinto Polonara, quanto sei cresciuto, ora non sei solo un saltatore, sei un vero giocatore.
Ha vinto Devecchi, uno che voglio sempre nella mia squadra del cuore.
Ha vinto Kaukenas che non muore mai e continua ad insegnare basket.
Ha vinto Lavrinovic… leggi Kaukenas.
Ha vinto Dyson che ha segnato anche dai gabinetti dei palazzetti.
Ha vinto Brooks che, da buon casertano, porto sempre nel cuore.
Ha vinto Della Valle ormai giocatore vero e non più il figlio del grande Carlo.
Ha vinto Silins che non ha mai smesso di lottare nonostante la caviglia.
Ha vinto Diener perché… la sua storia personale lo rende unico.
Ha vinto Sanders miglior marcatore delle Finals.
Ha vinto la Rai che, nonostante degli errori, comunque ha dato ampio spazio alla finale.
Ha vinto la coppia Dembiski-Fanelli che non saranno Buffa-Tranquillo ma ci mettono passione.
Ha vinto coach Stefano Michelini, grande persona, grande coach, godibile spalla tecnica in telecronaca e grande abbronzatura.
Ha vinto Alice Pedrazzi che, ormai, non è solo la figlia del pregevole giornalista Werther ma si è guadagnata credibilità con la sua precisione.
Ha vinto Razzoli, tifoso reggiano.
Ha vinto Sirigu, tifoso sassarese.
Ha vinto Datome, standing ovation per lui al Serradimigni.
Ha vinto Geppi Cucciari sempre al fianco della sua Dinamo.
Ha vinto la Sardegna, regione meravigliosa che meritava questo proscenio.
Ha vinto l’Emilia Romagna ritornata baricentro del basket nazionale.
Ha vinto chi ha scoperto il basket grazie a queste finali.
Ha vinto ‘La giornata tipo’ che ci ha accompagnato in sette sfide uniche.
Ha vinto il popolo cestistico perché nessuno sport è così emozionante, crudele, meraviglioso.

Camillo Anzoini

lunedì 22 giugno 2015

LA LEGGENDA NORDCOREANA

Questa volta avevo un pensiero fisso.
Voglio scrivere di una leggenda contemporanea.
Allora l’ho cercata e alla fine ne ho trovata una che un po’ per la data e un po’ perché non l'ha vissuta, non la ricorda più' nessuno ma basta scrivere no?! 
Pak Doo-Ik (PyongYang 17\3\1942) è un ex calciatore della Corea difficile, quella del Nord che è stato uno dei protagonisti del mondiale del 1966 in Inghilterra. Fece goal al ‘42 il 19 Luglio contro l’Italia e ci eliminò, ma non è solo questa la sua storia.
Le guide turistiche coreane lo considerano uno dei cinque personaggi principali di Pyongyang, insieme ad un politico, una cantante lirica, un compositore e un linguista.
Il celebre gol di Pak Do-Ik all'Italia nel 1968
Lui per molti anni è stato l’uomo leggenda per eccellenza nello sport occidentale e non del tutto per meriti sportivi ma proprio inteso come storia. Dopo il goal che di fatto ci fece tornare a casa in quel mondiale, la nostra stampa iniziò a diffondere la notizia che Pak Doo-Ik fosse in realtà un dentista, messo in campo un po’ per caso, e non un vero calciatore. La verità è che è stato un ex-tipografo, poi militare dell'esercito. 
La sua storia è più complicata di quella leggenda.
Il Chollima Team (Cavallo Alato), e cioè la squadra nordcoreana, e questo fu il nome che loro stessi si diedero, si presentò al mondiale del 1966 con un avvertimento del dittatore Kim Il Sung che gli risuonava in testa: "Dovete vincere una o due gare. Per farlo dovete correre velocemente e tirare con precisione". Pak eseguì alla lettera tanto che il nostro ct Fabbri mandò il vice a vederli allenare e questi al ritorno disse: "Corroro, corrono, sembrano ridolini".
Insomma Pak ci fece goal e la notte fu baldoria per tutta la squadra. L’Inghilterra li aveva adottati, i pub e le inglesi pure e Kim fece arrivare notizie di compiacimento.
Poi venne il Portogallo e i 5 goal subiti e il ritorno in patria non fu poi così glorioso per tutti ma non per Pak che la sera dopo l’Italia era rimasto in camera per una gastrite.
Kim Il Sung li dichiarò "borghesi e rovinati dall’imperialismo" e fece addirittura spedire alcuni giocatori in campi di torture a mangiare insetti. Ma il malore 'fortunato' di Pak Doo-Ik  lo protesse dall’ira funesta del dittatore che dopo averlo allontanato dalla capitale lo spedì a fare il boscaiolo per 10 anni per poi reinserirlo progressivamente dello sport nordcoreano dapprima facendolo dirigere il comitato atletico di una città periferica e poi facendolo tornare a Pyongyang come tecnico di una squadra di calcio e infine come direttore dello Stadio.
La storia si conclude con la grande villa a due piani con pochi ricordi di Pak a Pyongyang, gli inglesi che fanno un documentario su quella storia del mondiale del 1966 intitolandolo 'La Partita della Loro Vita' e l'unica frase di Pak Doo-Ik sull'intera vicenda: "La verità è che segnai un gran goal".

Tiziana Tavilla

mercoledì 17 giugno 2015

DIARIO FINALS: 4-2, L'ANELLO VA NELLA BAIA

La schiacciata di Iguodala sulla faccia di Thompson
Il mio pregara comincia col clasico del Rio de la Plata tra Argentina e Uruguay, sto parlando di Copa America e calcio di primissima qualità. Ma poi scossa l'ora del match che può valere una stagione intera. Mesi di lavoro, partite, canestri e sogni in palio in 48'. Cleveland con le spalle al muro, condannata a vincere ma davanti al proprio pubblico. Golden State pronta a riscrivere la storia e mandare nel libro dei ricordi l'unico anello conquistato nel 1975. Tutto apparecchiato, grande match. E finale logico, meritato, giusto: un plauso a coach Kerr per aver vinto la serie facendo sedere Iguodala e tornando a farci vedere quella splendida macchina da guerra chiamata Golden State Warriors.

I Cavs, spinti dalla Quicken Loans, sono carichi ma non segnano. Non segnano mai. La difesa tiene poco e nulla. I Warriors in carrozza. Curry c'è, e trema tutto l'Ohio. Bomba Barnes, bomba dello spartano. Delly quanta sofferenza. Mozgov c'è ma Golden State vola sul +13. Iguodala è sempre l'eroe della serie, se segna pure possiamo andare a dormire. Se fa anche 3 assist, goodmorning. 15-28.

Bigut, amico mio, resta seduta tabni Ezeli viene prima di te. I Cavs rialzano la testa, il Re non vuole mollare. Kerr se ne frega e resta coi piccoli, Blatt se ne frega e resta col doppio lungo. La 'veloce' di Mozgov su Iguodala. Shumpert duro sul blocco, James ad un passo dalla 'doppia doppia' al 3' del secondo periodo. Bon Jovi a tutto volume. Lo spartano è commovente, Barnes è caliente: il quintettino tiene con dignità. L'importanza di Livingston e Lee. James farebbe segnare anche me, figuriamoci Tristan. I Cavs non muoino mai ma Delly sta prendendo gli schiaffoni. 43-45.

La scucchiaiata di Curry
I Cavs hanno coraggio ma Golden Satate ha qualcosa in più. Triple a raffica contro la difesa di Cleveland. Non solo Curry, tornato su grandi livelli, ma c'è tanto guacamole messo da Iguodala che segna una continuazione dall'arco e ci mette gli assist. Green che non sbaglia nulla ed ha un'energia disumana. C'è anche la samba di Leandriho. Le doppie doppie di LeBron e Tristan ma gli altri sbagliano tutto. La tripla doppia diventa reale per Green che porta un pizzico di Michigan State Spartans in paradiso. Il manifesto è Iggy per la difesa sul Re ma anche quello che fa in attacco. Oh si rivede Delly. Su Sky cominciano a far vedere le immagini del 4-0 dei Warriors sui Washington Bullets nel 1975, ormai è tutto apparecchiato per la grande impresa. LeBron trentelleggia anche stavolta e chiude una Finals semplicemente mostruosa. Jr non ha perso l'occasione per commettere i suoi classici errori madornali. Shumpert non molla. Livingston spaziale nel periodo finale e il destino gli ha ridato indietro tanto. Dellavedova toglie lo 0 nello score a 101" dalla sirena. La bellezza di Riley Curry. In clan Curry in visibilio. Inizia il countdown mentre all'Oracle sono già impazziti. Cleveland merita l'onore delle armi perchè se la gioca fino alla fine. Le tre bombe di Jr in neanche un minuto. Curry che urla a Green, almeno 10 volte, "WHAT?". LeBron esce prima dal campo e va, con grande sportività e dignità, a dare la mano a tutti gli avversari. Non è da tutti, bravo. La sirena della Quicken Loans suona alle 5.59 italiane. Golden State Warriors NBA Champions.

Il punteggio finale è 97-105. La serie è finita qui: 4-2, come vorrei essere ora nella mia amata Baia per vedere i festeggiamenti. PS. Bogut ridacce l'anello!!!

MVP GAME6: Andre Iguodala. Oggi e nella serie imho.

Camillo Anzoini 

lunedì 15 giugno 2015

EUROBASKET 2015: LE IMPAVIDE VANNO A CASA

Capitan Masciadri è stata la migliore contro la Turchia
Chiudete i borsoni si torna a casa. Non basta il cuore e il coraggio, gli errori si pagano purtroppo e alla fine, a guardare ben, un po' tutti sono colpevoli. Una nazionale che aveva esperienza ma che soprattutto si è sempre sbattuta contro ogni avversità, esce da un torneo in cui non era così peregrino passare il turno. Sconfitti da un tap in volante che regala alla Bielorussia il supplementare nella prima gara, da due blackout totali contro la Grecia (per la serie "non chiamatele cariatidi") dopo uno 0-13 e un 2-18 che ci avevano illuso, e una sconfitta, anche attesa forse alla vigilia, contro una Turchia che si è dimostrata superiore, seppur di poco. A Oradea finisce 50-44 per le ragazze del Bosforo, che dopo un avvio pigro in difesa, costruiscono un vantaggio importante tra la fine del primo quarto e il secondo, scavando un fosso che sarà decisivo. Le azzurre con tanta "garra" tornano finanche a -4 (44-40) dopo il -16, quando Crippa e una leonina Fassina infilano canestri importanti, e soprattutto la nostra difesa tiene a secco per 7' le avversarie nel decisivo ultimo quarto. Bastano però due liberi di Ylmaz, eterna come sempre a dare quella fiducia necessaria a scogliere ogni velleità. Partita decisa dalle percentuali, che le turche aggiustano nella ripresa grazie alle triple di Koksal e proprio dell'eterna Ylmaz (35 anni domani che chiuderà con 12 punti e 6 rimbalzi), nonchè dalla veemenza e dall'impatto di Sanders (6 punti 12 rimbalzi e 4 stoppate). Un contributo però a nostro avviso determinante per la vittoria lo scrive il play tascabile Alben, per tutti  i 40' sul parquet, che segna nell'ultimo minuto un canestro decisivo ai fini della vittoria, scrivendo anche sul referto 11 punti, 7 rimbalzi e altrettanti assist. Bene anche le giovani dalla panchina, con Cora e Koksal sempre brave a impattare e a dare quel quid in più per dare intensità. Non va dimenticata anche la Caglar, una delle giocatrici più talentuose in forza alla squadra bosforica, che subisce tanti falli e sempre nel momento cruciale si fa trovare pronta (7 punti e 6 falli subiti per lei). Per le azzurre, 7 punti per Fassina, stoica nel quarto periodo, 8 con percentuali orribili di Sottana, 5 di Crippa e 13 di capitan Masciadri, unica stasera a muovere con continuità il punteggio e ultima a mollare.
LA CRONACA. Fino a quando reggono le percentuali, le azzurre sono avanti 6-10, con Sottana e Masciadri brave a sfruttare gli spazi, ma dal 4' in poi è solo dominio delle rosse. Alben inventa, Ylmaz finalizza, prima per il pareggio, poi con Caglar e la giovanissima Cakir per il sorpasso. Sanders apre la ferita, ma un provvidenziale jumper di Zanoni sulla sirena limita i danni di uno dei soliti blackout delle azzurre (18-14 al 10'). Semplicemente il reamke dell'orrido secondo quarto con la Grecia. Caglar colpisce puntuale in uscita dai blocchi, Alben in penetrazione è ficcante, Vardarli Demirmen è impeccabile, ed un 11-0, spezzato solo da un 1/2 di Consolini, affossa le nostre che incappano in tante palle perse e troppi errori. Ylmaz domina in vernice e alla pausa lunga siamo 31-19. Le "impavide" nella ripresa ci provano, ma solo Masciadri sembra avere la mano giusta. Sanders colpisce dalla media, ma a scuotere davvero le turche ci pensa Koksal che  le sblocca anche dai 6,75, cosicchè Ylmaz con la bomba frontale sembra atterrire le nostre con il 40-24 al 26'. Nel baratro e con tanta incoscienza, ci pensano Fassina e Masciadri a risollevare le ragazze di Ricchini, che sprecano però i tanti frutti in difesa perdendosi la giovane Canitez su una rimessa. Cora firma il 44-30, ma si grida ancora battaglia prima della sirena finale con Fassina che insacca la tripla del 44-33 all'ultimo stop and go. Difesa perfetta delle azzurre negli ultimi 10' e Gorini e Fassina che con tanta follia e sfruttando il proprio tonnellaggio, i prendono punti importanti. Serve la carta magica e questa arriva, si chiama Martina Crippa, che con una tripla ignorante alla Basile e un jumper forzato dalla media scrive 44-42 a 3'47" dal termine che fa gridare al miracolo. Purtroppo il bonus è speso, Ylmaz di esperienza ne ha da vendere e due liberi sbloccano da quota zero la Turchia che ringrazia. Sbagliamo per ben due volte il canestro della risposta, quello per rimanere incollati al match, e Alben ci punisce in pentrazione appoggiando al vetro. Di fatto finisce qui, con Caglar che si prende il fallo sistematico e ancora Alben che fa scorrere il tassametro prima del canestro finale di Sottana che serve solo a rendere meno amara la sconfitta. E' 50-44 alla sirena finale. Tutti a casa.

Domenico Landolfo

DIARIO FINALS: PAZZI DI CURRY, 3-2 WARRIORS

Quando una serie, al meglio delle sette, è 2-2, molti dicono che 'chi vince la quinta, ha vinto'. Questo per rendere ancora più caliente il match di stanotte giocato, per sommo gaudio delle mie lieve facoltà celebrali, un'ora prima. Nella Baia per vedere l'anello sempre più vicino. Nell'oceano giallo dell'Oracle Arena. E la partita non ha tradito le attese.

LeBron James vola a canestro nonostante Green
Subito Iguodala in quintetto, il vero eroe di questa serie in maglia gialloblù. Ancora quintetto basso basso basso per i Warriors. Bordate di fischi per Dellavedova che giocava, al college, a qualche fermata di metro BART e 30 minuti di pullman dall'Oracle (a Moraga, bel posticino triste). Al 3' è 0-0. Chi ha fatto palo? Shumpert!!! Al 5' i Cavs stanno a 2. Due tremende schiacciate di Green. Lo spartano dice 9 in 7'. Caldino Jr con due bombe e un flagrant1. Che bravo Livingston, altrettanto Tristan. Anche Cleveland coi bassi bassi bassi, LeBron ci sguazza. I '5' sono James e Green. Shumpert di tripla, sorpasso. Curry si accende. 22-22.

Sempre e solo Jr ancora caldissimo. dentro Lee, scomparsi dai radar Mogxov e Bogut. Non è una serie per giganti. Super assist di Iggy. 15 LeBron al 17'. Splash di Steph come solo lui sa fare. 17 LeBron, ancora grande splash di Steph. Green schiena Dellavedova. La fiammata di Leandrinho. Ecco il duello Curry-James, finalmente; piede di Delly per recuperare un pallone e non c'è fischio (male male male). Cavaliers poco carica: laccio californiano di Jones su Iguodala. Tripla di quel che resta di Miller. Tap in schiacciato di Barnes. 51-50. LeBron 20 punti, 8 rimbalzi, 8 assist... all'intervallo!!!

Sempre James, c'è la tripla di Delly. Lotte tremende su ogni pallone. Mozgov e Bogut sempre comodamente seduti. All'Oracle segnano da centrocampo anche i tifosi. Il grottesco alley oop di Tristan. Oh ma c'è anche Klay? Piccione di Jr. LeBron fa LeBron, Steph fa Steph, equilibrio totale anche se Iggy spara un missile. Il cuore del canadese Thompson e l'energia di Lee. Oddio rientra Mozgov. Blatt in mezzo al campo. Leandrinho di grandissima qualità. 73-67.

Usher con l'asciugamano di Cleveland. Barnes ancora con la schiacciata e fallo. Immensa azione offensiva dei Cavs chiuso dalla bomba di Shumpert. LeBron e Steph, meraviglia, poesia in movimento. Pioggia di triple, ci si mette il redivivo Klay Thompson. Tripla doppia per il Re. E' la serie di Iguodala, anche la tripla angolare. Poi prende un rimbalzo in attacco, segna in rovesciata in mezzo a 40 persone in canotta blu e subisce il fallo. E' la partita di Steph, ecco le sue giocate. La famiglia balla, la mamma merita clamorosamente (ed ha anche la mia maglietta, brava), Delly va al manicomio. Fallo sistematico su Iguodala che sbaglia e sbaglia (1/6). Il Re fa cose inumane. Curry uguale che zittisce anche il buon Flavio Tranquillo. James chiude con 40 punti, 14 rimbalzi, 11 assist.

Il punteggio finale è 104-91. La serie è 3-2 per Golden State che, ora, ha due matchpoint.

MVP GAME5: Finalmente posso scriverlo, STEPH CURRY!!! Punti: 37, tiri da 3: 7/13. Anche se lo meritavano anche LeBron, Iguodala (sì, sempre lui), Green ma soprattutto Kerr che ha girato la serie facendo restare seduto Bogut.

Camillo Anzoini

domenica 14 giugno 2015

EUROBASKET 2015: FINALMENTE LE IMPAVIDE, POLONIA KO

Una grande Giorgia Sottana abbatte la Polonia
Serviva un’impresa e questa arriva puntuale. L’Italia aveva bisogno di una vittoria per alimentare le speranze di passare il turno, di agguantare almeno il terzo posto che significa passaggio alla seconda fase. E si deciderà tutto domani nel match contro la fortissima Turchia, che asfalta nel secondo tempo, dopo tante difficoltà, la Grecia rifilando un sonoro +11 che cambia e non poco la fisionomia del girone. L'Italia non dipende da altri se non da se stessa, in quanto una vittoria contro la squadra del Bosforo equivale a passaggio del turno, indipendentemente dal risultato della Grecia. Nelle ipotesi che riguardano la vittoria delle ragazze di Ricchini, infatti, se le Grecia batte la Bielorussia questa sarebbe secondi e, nell'arrivo a quattro punti con la Turchia prevarrebbe lo scontro diretto. Se invece, nell'ipotesi più accreditata, Leuchanka e compagne dovessero portare a casa i due punti contro le elleniche, in caso di arrivo a tre, conterebbe solo la differenza canestri del terzetto e in questo caso le greche sarebbero fuori dai giochi, in quanto il +5 inflitto alle azzurre si somma al -11 di oggi contro la Turchia, per un complessivo -6 che le pone dietro alle italiane. Il finale del match di Oradea è un netto 66-55, importante anche per la differenza canestri complessiva, che forse non fotografa appieno il campo, giacchè è servita l’energia di ognuna delle ragazze di coach Ricchini per venire a capo di una partita complicata e in cui le polacche sono rimaste a lungo ben messe grazie alla percentuale da tre punti importante, dove Miedzik (13 punti) e Koc (9) hanno colpito con continuità, e al pivot Kobryn (17+8 rimbalzi) che ha fatto il bello e il cattivo tempo in vernice. Male invece McBride che chiuderà con soli 5 punti e solo un canestro dal campo a fronte di tantissimi errori. Per le azzurre decidono i 17 con 5 assist di Sottana, ma anche e soprattutto i 14 di Masciadri, metà dei quali nell’ultimo periodo. Contribuiscono tutte, in diverse fasi della gara: Dotto (6+5 rbz) all’inizio, Zanoni (6 e tantissimo lavoro) nella fase centrale, mentre nel finale ci pensano Ress e Crippa (7 punti a testa a indirizzarla). Quello che però più conta è una difesa, a zona per larghi tratti, che ha retto, tenendo le avversarie a soli 4 punti nell’ultimo e decisivo quarto. Bene così ora si attendono queste 24 h e domani, ore 19.30, si affronterà la Turchia per un dentro o fuori importante.
LA CRONACA. Si inizia a marce alte da ambo i lati. Le polacche dalla lunga distanza sembrano prenderci e con Koc e la solita Kobyn volano fino al 7-11. L’intensità di Dotto è fondamentale per reggere l’urto, ma quando dalla panchina esce Miedzik si apre ancora di più la scatola per le biancorosse che alla prima pausa possono contare su 5 punti di vantaggio (17-22) dopo l’1/2 della giovane Owczarzak. Italia più pronta alla ripresa delle operazioni, con Consolini che spara la tripla, ma ancora Mieldzik è immarcabile (20-27). Ress inizia la sua personale battaglia con Kobryn, ma la svolta arriva con il passaggio alla zona 3-2 di Ricchini. La Polonia non ci prende più in attacco e le triple di Sottana e Crippa e il lay up di Zanoni scrivono un 12-0 che ribalta la gara. Solo un errore di Sottana sull’ultimo possesso regala due punti a Leciejowska per il 35-31 all’intervallo. Polonia di nuovo aggressiva con tanta circolazione che premia le tiratrici, con la solita Miedzik che si fa trovare pronta. Gara che ritorna sull’equilibrio del punto a punto, spezzato da Masciadri che dalla lunga distanza si sblocca (42-37). Le azzurre pagano qualcosa avendo sprecato il bonus, ma con un jump di una Formica che non fa rimpiangere Ress e un jumper della solita Sottana arriva finanche il +7 (47-40). Proprio nel momento migliore delle ragazze di Ricchini, le biancorosse tornano prepotentemente in partita. Tripla di Koc ad aprire i giochi, Kobryn a subire una quantità industriale di falli capitalizzando dalla lunetta e solo il coraggio ed il cuore di una tenace Zanoni permette di tenere vantaggio. Nel finale però anche tanta sfortuna, con la tabellata fortunosa di Misiuk e un 1/2 di McBride che valgono la parità a quota 51 all’ultimo mini riposo. Esce alla distanza la squadra tricolore. Ress va col passo e tiro, Masciadri si prende il fallo e segna ben tre liberi, Kobryn segna ma è un fuoco di paglia, perché Masciadri segna stavolta la tripla e quando anche Gatti va a segnare, sul 61-53 a 5’ dalla fine, si possono chiudere i giochi. Questo perché le percentuali si abbassano e non si segna più fino all’ultimo minuto, quando la Polonia, dopo tante triple sbagliate, si sveglia con McBride. Sottana e Crippa dalla lunetta archiviano la pratica, Masciadri col lay up sancisce il 66-55 finale.

-5). Dunque anche di un solo punto, ma basta vincere per passare il turno.  Anche perchè, e non ci discostiamo troppo dall'argomento, la bella vittoria contro la Polonia fa ben sperare...

Domenico Landolfo

IL 'FUOCO' DI SASSARI, LE 'FIAMME' DI REGGIO: AL VIA LA FINALE

Non meno di una decina di giorni fa, ci siamo e mi sono divertito nel voler interpretare il volere ‘supremo’ dello sceneggiatore incaricato dagli ‘Dei del basket’ a stelle e strisce di pennellare canestro dopo canestro la stagione Nba 2014-2015, portando mesi e mesi di azioni, parole, suggestioni, missioni, uomini su cartelloni giganti al di fuori delle arene, marchi nobilissimi legati al brand sportivo che cavalcavano l’onda di una parabola, quella del figliuol prodigo, che forse mai è stata nominata tante volte nella storia dell’umanità, quanto dopo la decisione di Lebron James di tornare a casa. Lo so, un periodo ‘scritto’ troppo lungo direbbe qualcuno, ma questo è quello che mi è venuto tirando il fiato per un attimo e tuffandomi in quello che si sta vedendo al di là dell’oceano. Ma di specchi d’acqua degni di nota ne possiamo trovare anche non troppo lontano da casa nostra. Beh forse dipende da quale parte dello stivale, della penisola o perché no del mondo (non sono o siamo impazziti, giuriamo che abbiamo lettori o quanto meno click anche in diverse parti del Vecchio Continente e anche delle ‘Americhe’ in generale) ci state dedicando almeno cinque minuti della vostra attenzione prima di tornare a guardare le foto di una bella ‘gnocca’ su Facebook, di stropicciarvi gli occhi per il calore, il tifo e l’attaccamento ad una maglia come hanno dimostrato di poter fare i ragazzi della Fossa dei Leoni al seguito della Fortitudo, incitare con messaggi o post coloro che in questo weekend stanno chiudendo l’unico altro ciclo cestistico ancora aperto: le finale di Dnb. Prima di chattare, guardare un film o qualsiasi cosa siate abituati a fare di domenica.
Ma non tergiversiamo troppo. Lo specchio d’acqua al momento più famoso per gli amanti della palla a spicchi tricolore è quello irradiato dal sole e che circonda l’isola che fino a qualche tempo era conosciuta solo per essere meta dei vip, degli sportivi e del #benessere della società italiana e non. Ma ora non più. Ora la Sardegna e Sassari avranno un posto speciale anche all’interno di altri salotti. Certo la vittoria in Coppa Italia degli ultimi anni e quella in Supercoppa, avevano fatto breccia nel cuore di tutti, ma la finale scudetto era quel pizzico che mancava per trasformare una piccola fiaba in una storia fantastica. Ed allora visto che a quanto dicono l’Italia è da sempre stata terra di poeti e di grandi scrittori, come non si poteva affidare alle mani sapienti della categoria la narrazione di una stagione con tanti colpi di scena.

Il bracket prima di Gara1 di Finale scudetto
LA STORIA FANTASTICA – ‘C’era una volta…’ l’inizio di una storia che in tanti ad ottobre sembravano già saper come sarebbe finita. Un po’ come quando con un libro tra le mani si parte dalla trama sul retro per poi leggere il finale a conferma di quanto pensavi. Bravi tutti, applausi per lo sforzo ma anche quest’anno il bianco ed il rosso di Milano avrebbe colorato il cielo del basket italiano in giugno. Un po’ come accadeva ai tempi della Mensana Siena. Bisognava solo capire e sapere chi ci avrebbe provato fino alla fine. Detto, fatto. Per mesi il copione e le pagine del basket italiano sembrava un qualcosa di già visto con colpi scena più nella parte bassa della classifica (ahimè, ma lasciamo stare) che in quella alta. Già perché nonostante tutto quello che accadeva in giro per i palazzetti di Italia intorno a squadre come Sassari, Venezia, Reggio Emilia, la stessa matricola terribile Trento, era tutto oscurato dalla classica frase: “E’ tutto inutile, tanto alla fine vince Milano”. Onesto? Ne ero convinto anche io. Ma il basket è bello perché è sorprendente. E’ bello perché può cambiare le carte in tavola anche in mezzo secondo. Può trasformare una stagione già scritta in una storia mai raccontata. Può trasformare un gesto folle, disperato in una giocata che può cambiare le sorti di una stagione e per intenderci provate a googlare Skele e il suo tiro allo scadere e capirete di cosa sto parlando. Un senso di straordinario che solo chi ha la pazienza di aspettare e di arrivare all’ultimo boccone per gustare interamente il piatto, può godersi.
Tanti fino alla semifinale scudetto tra Sassari e Milano, ma soprattutto di Reggio Emilia e Venezia, avevano buttato via il libro di cui sopra anticipando l’dea del narratore: finale tra Milano e Venezia, le due più forti; al massimo la Reyer ne strappa un paio e alla fine l’Olimpia piazza il ‘back to back’. OOPSSSS!!!.
Diciamo che non è andata proprio cosi. Probabilmente il narratore incaricato si sarà indispettito per i tanti saccenti e le accuse di prevedibilità. Probabilmente lo stesso narratore aveva già deciso che questo in corso doveva essere un anno particolare, direi: diverso. Diverso dai soliti domini degli ultimi anni; diverso dai soliti finali in cui i giganti vincono sempre. Probabilmente aveva già deciso che questo mondo necessitava di uno scossone, necessitava di un racconto romantico, di storie strappalacrime ed eventi al di fuori dal normale. Aveva bisogno di due gare7, di un Davide (Sassari) contro Golia (Milano), di una squadra che stravolge il senso del ‘black power’, che va oltre la sfiga e gli infortuni. Aveva bisogna dell’entusiasmo e dell’incoscienza cestistica di due franchigie appunto diverse. Here we are. Cosi direbbero dall’altra parte del mondo. Eccoci qua. Dinamo Sassari contro Grissin Bon Reggio Emilia. La ‘Davide’ contro la squadra fattucchiera più forte della sfiga. L’incoscienza di un basket che forse non tutti amano (io si) e la rabbia e la testardaggine di non arrendersi mai, anche quando hai tutto contro. Perché no a tratti la Cleveland ed i Golden State Warriors del ‘BelPaese’.

Una parte del 'bianco' dominante di Reggio Emilia
IL ‘WHITE POWER’ DI REGGIO – Era fine settembre quando al Torneo città di Caserta mi ritrovai a chiedere questa cosa ad Alessandro Frosini: «Vi rendete conto che sarete la squadra più bianca e giovane di questo campionato?». La risposta fu quella classica di chi ci aveva pensato poco, di chi aveva costruito una squadra seguendo criteri ben precisi tra cui quello più importante: gli uomini prima dei giocatori. Ci sta. Ma in uno sport come quello del basket dove il colore ‘black’ della pelle è sinonimo di ‘differenza’ al contrario per questioni fisiche, tecniche e soprattutto di talento puro che gli afroamericani proveniente dagli Stati Uniti e al quale nessuno vuole rinunciare quando si costruisce una squadra. Beh arrivare in finale scudetto facendone a meno è un qualcosa di più che una semplice mini rivoluzione. Se poi al fianco di questa scelta ci si mette l’ulteriore rivoluzionaria concezione che a dominare la casella della provenienza dei vari giocatori fosse quella mini bandiera a noi tanto cara: il tricolore, il colpo è fatto. Italia. Italiani. Giovani. Tre idee e concetti che probabilmente appartengono ad una idea di basket che non pochi altri producono, ma che in pochissimi perseguono ad alti livelli. Cinciarini, Della Valle, Mussini, Polonara, Pini, Cervi. Sei giocatori che mettono regolarmente piede in campo. Al loro fianco? Altri ‘biancastri’, Kaukenas, Diener e Lavrinovic su tutti. Insomma il trionfo della programmazione, il trionfo della valorizzazione del settore giovanile e di credere nei talenti nostrani. Il trionfo di un gruppo. Basta cosi? E no. Non bastava perché in quel di Reggio Emilia tutte queste cose sono come il pane quotidiano. Non tutte assieme, ma in gran parte. Ci voleva qualcosa di particolare. OOPSSSS!!!. Pausa scenica prima del colpo a sorpresa. Il non essere mai al completo durante la stagione forse poteva dare qualche segnale, ma cosi è stato troppo. Prima gli acciacchi di Lavrinovic, poi quelli di Kaukenas, poi quelli generali di una squadra che sembrava essere il ritratto di un lazzaretto che quello di un team sportivo, la grana Cervi e poi nei playoff pedine che cadevano come pezzi del domino. Prima Mussini e poi Diener. Una squadra ridotta a rotazioni limitate. OOPSSSS!!!
Cuore, cuore, cuore e forse ancora un po’ di cuore. Venezia eliminata a gara7. Ed ora? Ora al ballo delle debuttanti non conta chi ha il vestito più bello, ma chi sa muovere i piedi e le mani meglio dell’altro. Ed allora che si aprono le danze. Ps. Lo so che c’è un errore in quanto scritto. Che una piccola ‘macchia’ nel bianco della Grissin Bon c’è e risponde al nome di Vitalis Chikoko. Ma è stata una forzatura scenica. PS2 (che non è la playstation), ecco a voi la Cleveland italiana, ‘forse’ non per Lebron James, ma per la sfiga assolutamente si.

L'esultanza di Jeff Brooks e compagni al Forum
LO SHOW TIME DI SASSARI – Un canestro più degli altri. Se fai un passo indietro di punti ne arrivano tre e non due. Rimbalzo, contropiede, transizione con uno o al massimo due passaggi e tiro. Giocatori dinamici, veloci, verticali, capaci di andare da una parte all’altra senza mai perdere di efficacia, se poi invece del pick and roll sono anche capaci di fare pick and pop, è sempre meglio. Questa è ed è stata la filosofia di Meo Sacchetti. Una filosofia che prima è stata apprezzata elogiata e a tratti anche posta su di un banco come per dire prendete esempio. Poi però quando la stessa dopo aver fatto passare Sassari e la Dinamo da squadra dei meandri della Legadue ai primi della LegaA, qualcuno ha storto il naso. Non si difende, l’attacco vende i biglietti ma la difesa fa vincere le partite. Troppi pochi chili in mezzo all’area, troppi tiri da tre, gioco monotematico e a chiosa di tutto: con questo gioco nel lungo periodo non si vince nulla. Lungo periodo. Già perché anche quando il nome della Dinamo si è iscritto per la prima volta al tavolo dei vincitori delle Final8 di Coppa Italia oppure ha conquistato il pass per avere una sedia al tavolo dell’Eurolega, nonostante la contentezza, c’era qualcuno che storceva il naso. Dicasi lo stesso dopo quella di quest’anno oppure prima ancora dopo la Supercoppa. OOPSSSS!!!
A differenza di Reggio per provare a far quadrare il cerchio la Dinamo ha puntato sugli stranieri. Pochi italiani - Sacchetti figlio e Devecchi quelli con più minuti e Formenti che prende quello che arriva – tanto ‘black’ sulla pelle e mani infuocate che tradotto in nomi si arriva a Dyson, Sosa, Lawal, Sanders, Kadji, Brooks e Mbodji. E quale consacrazione migliore di un sistema di gioco che sembrava inceppato alla seconda boa di metà stagione, che era partito sconfitto a Trento, scalare le marce, innescare il turbo ed arrivare fino a quel passo dall’umiliare niente un po’ di meno che la presunta dominatrice assoluta Olimpia Milano. Per un narratore normale, il dramma sportivo delle scarpette rosse e la prima finale dei sardi poteva bastare, ma non per il nostro. Mancava il pepe. Ed allora ecco il 2-3; il 3-3 e poi tutto il palcoscenico della partita più bella di una serie: la gara7. Uno scenario in cui tutto il basket di cui dispone Sassari e cioè pericoloso, spumeggiante, soggetto a break ma capace di recuperare con contro break, dinamicità a rimbalzo, tiro dalla lunga distanza, contropiedi fulminanti, ha potuto mettersi in bella mostra e sotto gli occhi spalancati di tutti.
Beh per chiudere ci sarebbero anche le questioni squalifiche dopo la gara7 a Milano di cui al momento paga solo Lawal con una giornata di assenza, ma come per Barnes e Dellavedova per le Finals Nba, questa storia ce la serbiamo per il gran finale, bello o brutto che sia. Perché come dice il mio socio in affari Anzoini “Le storie sono belle, ma vanno raccontate bene”. Ah dimenticavo a Sassari vige lo ‘Splash’ come nella baia di San Francisco. Ecco a voi i Warriors versione italiana.

CHI E’ PIU’ A SUD – Prima di chiudere e di affidare tutto al campo ecco un’ultima premessa e una domanda. La prima è che sono veramente scarso in geografia. Figuriamoci in calcoli di latitudini e longitudini. La seconda è quella di provare a chiedere a voi in maniera scientifica, magari commentando questo post, di stabilire chi è più a Sud tra Sassari e Caserta. Perché? Beh ovvio. La Juve di Maggiò, di Gentile, di Esposito, di Dell’Agnello di Shackleford e di Frank, fino ad ora è stata l’unica squadra al sud di Roma e quindi del Sud Italia a portare a casa il tricolore. Quindi la domanda finale è: Sassari e la Sardegna, sono più a sud di Caserta? Nel caso di vittoria la Dinamo calerà il poker portandosi a casa anche questo record? Restando in tema di terra di poeti e di grandi scrittore, come disse qualcuno ‘non molto tempo fa’: “…ai posteri l’ardua sentenza…”.
Buon Basket a tutti e che vinca il migliore.


QUESTO IL CALENDARIO DELLA SERIE:
Gara 1
REGGIO EMILIA – SASSARI 14/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 1)
Gara 2
REGGIO EMILIA – SASSARI 16/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 1)
Gara 3
SASSARI – REGGIO EMILIA 18/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 2)
Gara 4
SASSARI – REGGIO EMILIA 20/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 2)
ev. gara 5
REGGIO EMILIA – SASSARI 22/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 1)
ev. gara 6
SASSARI – REGGIO EMILIA 24/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 1)
ev. gara 7
REGGIO EMILIA – SASSARI 26/06 ore 20:45 (diretta Rai Sport 1)




Domenico Pezzella

venerdì 12 giugno 2015

EUROBASKET 2015: HARAKIRI AZZURRO CON LA GRECIA

Martina Fassina attacca la difesa greca
E' sconfitta, pesante, amara, ma giusta. La gara con la Bielorussia aveva illuso, quella con la modesta formazione Ellenica doveva essere non quasi una formalità, ma un compito alla portata. E invece stiam qui a parlare di una gara che vive di parziali, di amnesie e di break. Alla fine Grecia 51-46 Italia e questo basta a focalizzare il tutto. Non serve la doppia doppia da 13 punti e 11 rimbalzi di Ress, unica a salvarsi delle sue. Non bastano i 10 con tanti tiri di Dotto. La Grecia si dimostra più squadra, manda tante giocatrici a bersaglio, e nel momento del bisogno trova sempre la Sotiriou che chiuderà a 13 punti senza errori dal campo. 
LA CRONACA. E dire che dopo pochi istanti sembra già una passeggiata: Dotto, Ress e le triple di Gorini e Masciadri dopo 4' scrivono 0-14 sul tabellone. Se già si era sottovalutato l'avversario, la partenza blitzkrieg aiuta il rilassamento. Dimitrakou spezza il parziale, ma l'asse Reyer Dotto-Formica porta le distanze fino al +16 (2-18) su cui il coach greco chiama timeout. pur da studi classici il greco non lo comprendiamo direttamente, ma qualsiasi cosa sia sveglia le sue. Da qui in poi le italiane spariscono dal parquet. Spanou e Sotiriou accorciano alla prima pausa, anche se le elleniche sono ancora doppiate (9-18). Le ragazze di Ricchini non segnano più, si innervosiscono spendono falli e intanto le avversarie ne approfittano, allungando il loro superparziale. Katsidou dà manforte al duo Sotiriou-Spanou e quando Kosma piazza la tripla è sorpasso. Alla pausa lunga è 25-22, con la miseria di soli 4 punti nel quarto e un break di 21-4 che fa male (di Fassina e Zanoni gli unici due canestri). Masciadri torna a colpire dalla lunga in avvio di ripresa, dove le azzurre provano a scrollarsi di dosso la ruggine, tenendo in mano ritmo ed inerzia. Qualche conclusione di troppo sbagliata non impedisce grazie alla penetrazione di Dotto e al jumper di Crippa di ritrovare sei lunghezze di vantaggio, che diverranno 8 sul piazzato di Ress. Il 31-37 con cui si apre l'ultima frazione sembra confortante, ma la verità è che qui si ferma ancora la macchina italiana, incapace di segnare o costruire qualcosa di importante nel quarto decisivo. Chatzinikolaou e Sotiriou accorciano, il fallo e canes
Formica contro Spanou nel match odierno
tro della Dimitrakou vale il sorpasso. Ci vorrebbero i canestri di Giorgia Sottana, ancora ferma a zero, invece per muovere il punteggio sono necessari i tiri liberi e in questo particolare giova sottolineare come Ress sia l'unica delle sue ad andare in lunetta in tutta la gara. Un paio di belle giocate della Katsidou mettono due possessi di distanza a 5' dalla fine (42-38), ma Ress non si arrende. Altro 1/2 dalla linea della carità e di nuovo in trincea a combattere.Entrambe le squadre sono in bonus e quindi si gioca davvero poco: le greche non sbagliano nulla, Ress fa quel che può ma Sotiriou è una sentenza ad ogni tiro e quando Lymoura segna il 50-42 a 2' dalla fine si capisce che non ci sarà storia. Forzando e sbagliando ancora, col solito nostro pivot che si prende falli e dalla lunetta muove il tassametro le ragazze di Ricchini provano a rifarsi sotto, ma Sotiriou la chiude e, quasi a beffa maggiore, sull'ultima azione Sottana segna dal campo il primo canestro della sua gara. Ora serve un miracolo per passare il turno. Ci si gioca molto contro la Polonia, sconfitta dalla Bielorussia, ma le biancorosse han già dimostrato, un po' come noi, di poter mettere in difficoltà anche una grande corazzata come la Turchia. Dunque bisognerà batterle e provare a mettere da parte anche un po' di punti di scarto perchè non è escluso un arrivo a tre squadre con la Grecia.
 
Domenico Landolfo

EUROBASKET2015: BELLE E SFORTUNATE, VINCE LA BIELORUSSIA

Tanto bella e al tempo stesso tanto sofferente. L'Italia del basket femminile all'esordio europeo gioca alla pari per 40' contro la Bielorussia che è tra le top squadre di questo girone, è in vantaggio fino all'ultimo secondo quando una conclusione fortunosa dell'ave maria cade giusta nelle mani di Liktharovich che manda la gara al supplementare. E da lì in poi è solo Bielorussia, con il finale anche pesante di 76-85. Non bastano i 19 di Sottana (con qualche errore dalla lunetta di troppo), i 15 di capitan Masciadri e gli 11 con 8 rimbalzi di una monumentale Ress, che ha dovuto fare a sportellate con una delle star mondiali di questo sport, ovvero la Leuchanka, mvp con 25 punti e 14 rimbalzi, un autentico colosso. Pesa la doppia doppia (16+10 rimbalzi) di Snytsina, una di quelle che han sempre saputo far male, così come i 16 punti con 7 rimbalzi e 5 assist dell'americana naturalizzata Harding.  Un plauso va a Ricchini che ha fatto ruotare tutte le sue giocatrici al meglio trovando sempre energie nuove e cose positive: Zanoni è stata un fattore, Gatti ha fatto cose importanti, Dotto, supplementare a parte, ha fatto il suo, così come Gorini e Formica. E' un peccato parlare di sconfitta, alla fine la classifica dice 0 punti e -9 nella differenza canestri. Ora con la Grecia sarà match da dentro o fuori. 
Consolini in azione contro la Bielorussia.

LA CRONACA. Dopo il 2-0 di Sottana dominano le ex sovietiche, che con grande presenza in vernice scappano, guidate dalla loro stella Leuchanka e dall'arresto e tiro di Harding (2-9). Masciadri sveglia le compagne con una tripla, Ress si prende il bonus sgomitando in vernice e quando dalla panchina escono "poco timide" Consolini e Dotto, rimettiamo anche il naso avanti (12-11). Sfida che resta in equilibrio, con la giovane Papova (9 punti alla fine per lei tutti pesanti) e l'esperta Verameyenka che impattano a quota 14 al primo stop and go. Meglio la Bielorussia alla ripresa delle operazioni. Likhtarovich scalda la mano dalla media e lunga distanza, riportando le sue fino al nuovo +7 (18-25) ma le azzurre si compattano intorno alle proprie certezze, con Masciadri e la sua tripla dal parcheggio e la Sottana che inizia a prendersi i suoi arresti e tiri. Harding è l'unica che riesce a trovare gli spazi nel bunker delle azzurre, Papova sempre presente quando serve con kili e presenza in vernice, ma quando Ricchini pesca il jolly Zanoni dalla panchina, sia in attacco che in difesa, le cose cambiano. Ress ha più spazio e realizza, Masciadri a rimorchio sul contropiede manda a bersaglio il terzo confetto di serata e Sottana col solito step back piazza il sorpasso. Troina sulla sirena fissa il punteggio sul 32-33 all'intervallo. Leuchanka riprende da dove aveva lasciato, Masciadri con tre liberi accorcia, ma le bielorusse sembrano averne di più con una Snytsina che si fa sempre trovare pronta in uscita dai blocchi. Zanoni dopo eccellenti giocate per le compagne trova il canestro, servendo poi ancora il capitano che mette la quarta tripla della sua gara. Gara che però gira per le ex sovietiche, che con Verameyenka che legge bene le situazioni (6 assist) e mette in ritmo Troina prima e Papova poi, per il +5 (48-53) al 30'.Ultimo quarto agonico. La panchina italiana regge all'urto, con Gorini e Gatti che attaccano bene il ferro e il play di Schio che non fa rimpiangere la titolare. Formica segna un jumper di difficoltà immane ed è il pari. L'inerzia cambia perchè la Bielorussia non riesce a trovare risposte agli isolamenti di Harding. Le azzurre sbagliano qualche libero di troppo o sono sfortunate con tanti giochi che mancano solo del tocco di fortuna finale, ma han sempre il naso avanti, ma col bonus speso al 4' si paga dazio, specie perchè Leuchanka (8/9) è un cecchino. Smytsina con un canestro dalla lunga sembra chiuderla (62-66) ma le azzurre iniziano uno show magistrale in attacco. Ress da giro e tiro, Dotto in penetrazione di coraggio e Sottana col jumper dalla media. E' sorpasso a 2' dalla fine. Leuchanka fa 1/2 dalla lunetta e non risponde, Sottana si prende un fallo ma anche lei fa solo il 50% dalla linea della carità. Harding pareggia e siamo già nell'ultimo minuto. Ress sfrutta il fatto che la stella della squadra ospite non può spendere il 5° fallo e appoggia al vetro nel traffico, ma l'mvp della gara risponde con egual moneta, Sottana a 5" segna un canestro che spezza le gambe, forzando le avversarie a una preghiera. Ferro e con pochi decimi palla che capita nelle mani di Liktharovich che appoggia la vetro il buzzer del supplementare. Qui le azzurre si sfaldano. Dopo il primo canestro, sempre a firma di Giorgia Sottana, tra palle perse e brutte gestioni, in campo c'è solo la Bielorussia, che alla fine allarga anche il gap. Sconfitta immeritata 76-85, ora bisogna riazzerare tutto e battere la Grecia.   

Domenico Landolfo

DIARIO FINALS: BENTORNATI WARRIORS, 2-2

La fantastica schiacciata di Iguodala in gara4
Il basket è meraviglioso e nelle ultime 30 ore ci siamo abbuffati e stropicciati gli occhi. Prima la Dinamo Sassari che vince la 'bella' al Forum, elimina Milano, fa piangere Gentile e centra la prima finale della sua storia. Poi la commovente prova delle Azzurre nel debutto ad Eurobasket: beffate in overtime dalla corazzata Bielorussa, ma brave ragazze. Poi i resti di Reggio Emilia espugnano il Taliercio, Venezia a casa, la città del Tricolore in finale. Poi gara4. Beh, gara4 ancora bella e finalmente Golden State ha giocato la sua pallacanestro. Era ora.

Golden State parte coi nani e prende 0-7 di benvenuti. Dellavedova non fa in tempo a segnare che si catapulta su Curry. Green da '5', ho visto anche questo. Onniscente LeBron. I Warriors corrono come pazzi, FINALMENTE!!! Iguodale rompe i ferri. Pioggia di triple, oh c'è anche Barnes. Il campo apertissimo, sono tornati i Warriors. Tristan e il russo sembrano Gulliver ma lo 'spartano' è una furia. Gli occhi di quelli venuti dalla Baia. Showtime Crawford. Lee, Iguodala: 24-31. Bentornati Warriors.

Il caffè di Delly. Quanto è caldo lo spartano Green. Dellavedova esagera e sbaglia. Bogut ferma LeBron che si schianta su una telecamera. Cleveland trema. Il mondo trema. C'è del sangue sulla capoccia del Re. Quanta sfiga hanno i Cavs? James non esce e va a tirare i liberi. Bogut ma perchè sei entrato? Tre falli in pochi minuti, uno più stupido dell'altro. Cleveland ancora viva, grazie a Bogut. Bene Lee, bella difesa, Bogut in panchina. Controllo dei californiani. Immenso Grren. 42-54.

 Non è sempre domenica Delly. Il clan californiano continua a giocare come sa nonostante Mozgov gigioneggi nel verniciato, come è logico che sia. Lee risponde sempre presente, la partita è sempre californiana. Quanto corrono. Shumpert non segna mai, James c'è e non c'è. Curryc'è e ci mette anche tantissimi assist. Iguodala maestoso in attacco e difesa. Jr ma ci sei anche tu? No way, si balla gialloblu. Mezza porcheria di James su Livingston nel finale quando ormai la gente sfolla. Che bravo Green, bravissimo. Dentro tutti, anche Perkins. Riecco Marreese, mi sei mancato. Prima volta col palazzetto vuoto in anticipo sulla sirena, ogni mondo è paese. Finalmente è tornato il sorriso sul volto di Steph. Marreese e Perkins pensano di starsi a giocare la partita della vita, qualcuno gli dica che è finita. Kendrick segna anche lui.

Il punteggio finale è 82-103. La serie è 2-2. Ora ci divertiamo ancora di più

MVP GAME4: Iguodala per l'attacco, la difesa, la voglia di essere protagonista e di spaccare i ferri. Sempre spettacolare la direzione di Joey Crawford.

Camillo Anzoini

giovedì 11 giugno 2015

EUROBASKET2015, LE DONNE ASSALTANO IL CONTINENTE


Poche ore di attesa e sarà la palla a due dell'Europeo Femminile, mai come quest'anno ricco di spunti, con maggiore equilibrio tra le partecipanti e la formula allargata che promette spettacolo e match molto interessanti. Non mancheranno le big, alcune delle quali hanno declinato il ricco matinee estivo della Wnba, solite note al palo ma occhio alle possibili sorprese, e tra queste anche l'Italia di coach Ricchini, che se tanto mi da tanto, nelle amichevoli di preparazioni le ha perse tutte (o quasi) e che pur senza un paio di pedine vorrà dire la sua, specie dopo la cocente eliminazione ad opera della Serbia di Milica Dabovic di due stagioni fa. Si gioca in Ungheria e Romania, con il paese magiaro in crescita sotto il profilo cestistico, mentre il calore del tifo rumeno potrà fare la differenza per spingere una nazionale che non ha paura di nessuno e ha un paio di giocatrici giramondo in Europa. Sono 4 gironi da 5 squadre, passano le migliori tre per formare i soliti 2 gironi da 6 in cui ci si porta i punti degli scontri diretti e si affrontano solo le tre squadre accorpate. Da questi due gironi, le migliori 8 si sfidano in quarti, semi e finali.

Gruppo A
Girone che incrocerà il destino delle azzurre magari nella seconda fase, dotato di grandi valori tecnici e, se vogliamo andare per il sottile, anche di grande fisicità. Facile dire chi potrebbe dominare a mani basse, ovvero la Francia, che ha un roster finalmente completo pronto a sfidare chiunque. Frontline robusta con Gruda e yacoubou (quest'anno a Schio). Cabina di regia affidata a Celine Dumerc, classe ed esperienza da vendere. Alle spalle delle transalpine bagarre. Una spanna sopra il Montenegro, squadra con molto talento dall'arco e dal grande dinamismo in attacco, che sarà supportato dalla mano velluta di Dubljevic, capace di infiammare la retina. Occhio al pivot Perovanovic, che può spostare e non poco gli equilibri. Possibile outsider del gruppo è la Repubblica Ceca, che ha una grande matrice del Zvvz Usk Praga, da cui proviene la maggior parte del nucleo. Occhi puntati sull'ala classe 88' Stepanova, che ha sempre ben impressionato.  Per le rumene roster giovane e alla sua prima grande esperienza, con due leader viste in Italia come Florina Pascalau e Elizabeth Pavel (vista a Napoli). Molti infortuni in casa Ucraina fanno scendere le quotazioni di un gruppo comunque di buon livello: out Kurasova e Malashenko, nonchè la giovane Gorobets, squadra che sarà affidata all'esuberanza inoscienza sul legno di Alina Iagupova classe 92' e miglior giovane dell'Eurolega quest'anno.
Il nostro pronostico passano Francia, Montengro, Rep.Ceca e Romania.

Gruppo B
Giorgia Sottana leader delle Azzurre
Nessuna squadra che può spezzare le redini del girone ma classiche partite agoniche da dentro o fuori in cui può succedere di tutto. E di mezzo come al solito c'è l'Italia di coach Ricchini, che se pagherà il gap fisico rispetto alle altre e che avrà Giorgia Sottana non al top per un infortunio alla caviglia, vuole provare a ripetersi dopo gli scorsi europei. Scelta interessante quella di non affidarsi alla giovane Zandalasini (96') lasciata per le competizioni giovanili, bello invece la cabina di esterne con Gorini, Dotto e Gatti pronte a dare tutto sul campo. Esperienza da vendere con Sottana, Ress, Masciadri del clan Schio, mentre la "svedese" Zanoni, la "timida " Consolini e il duo Fassina - Crippa completano un roster abbastanza variegato e che può variare a partita in corso.   Occhio alla Bielorussia, squadra fondata su un play americano naturalizzato (Harding) specializzato nell'energia difensiva e su due lunghe di altissimo profilo come Leuchanka e Verameyenka: di sicuro potrà essere una delle sorprese. Squadra al di sopra di ogni sospetto è di sicuro la Turchia, che riparte da medaglia di bronzo in carica ancora con più fame per questa edizione. Alben è il leader emotivo e spirituale di un gruppo coeso e di grandissima esperienza e duttilità atletica, dove Ylmaz e la naturalizzata Sanders possono gestirsi al meglio e le giovani di grande prospetto possono avere minuti di qualità. Su Grecia e Polonia c'è ben poco da dire. Le elleniche hanno un roster molto esperto, con giocatrici navigate e di esperienza europea, e quando la posta in palio è alto aver giocato partite importanti può fare la differenza. Per le Polacche, che han battuto le azzurre in amichevole, occhio alla naturalizzata McBryde e alla lunga Kobryn che ha fatto tanto male nell'ultima amichevole mostrando grandi mezzi.
Il nostro pronostico Turchia, Bielorussia e poi lancio di moneta per Polonia, Italia e Grecia.


Gruppo C
Due corazzate e tre squadre che si giocheranno grandi sprazzi di crescita nei testa a testa. Russia che dopo la debacle di due anni fa in Francia vuole risollevarsi e ripartire dall'esperienza della Petrakova e dalle mani sempre veloci di Prince è tutto dire. Tante giovani inserite nel roster che han già minuti nel campionato ex sovietico dove militano le più forti giocatrici in circolazione. Serbia in fase di transizione. Giocatrici più anziane che si danno la spola con altre provenienti dalle nazionali giovanili, bel mix con le sorelle Dabovic, la Jovanovic e la Radocaj che rappresentano un pacchetto di esterne pericoloso come pochi al mondo. Dietro queste due troviamo una Lettonia forte più low profile rispetto al passato che ancora fatica a trovare certezze dopo anni di fasti. Occhio alla Putnina che tanto bene ha fatto vedere in Italia specie per cuore, coraggio e dedizione,  occhi puntati sulle giovani Rozenberga e Steinberga che possono essere dei veri crack. Altra squadra che viaggia a fari spenti è la Croazia, in calo di rendimento, e concentrata sulla Sloskovic, pivot passato dalle nostre latitudini e sul talento (sul campo e fuori) di Antonia Misura. Conclude il girone la Gran Bretagna, che dovrebbe essere la classica cenerentola del girone che darà battaglia per l'onore. 
Il nostro pronostico Serbia e Russia, poi Croazia e Lettonia, infine Gran Bretagna


Gruppo D
Girone di ferro o forse no. La Spagna punta sulla talentuosa Astou Ndour e il gruppo che ha stravinto sempre negli ultimi anni, a cui mancherà la Valdemoro, perdita non da poco. Dietro le iberiche bagarre vera, con la Svezia, altra sorpresa degli ultimi europei  pronta a stupire grazie alle gemelle Eldebrink. Il resto è vera bagarre con Lituania, che non certo ha il livello della compagine maschile, Ungheria padrone di casa e con tante giovani di belle speranze e la coriacea Slovacchia, che ancora si affida alla vecchia guardia, che daranno vita a match di sicuro entusiasmanti e mai banali nel punteggio. Ci si può davvero aspettare di tutto, l'unica certezza è che con questo girone Alba Torrens viaggerà a oltre 20 punti di media dopo la prima fase.
Il nostro pronostico Spagna, poi Svezia e poi corsa a tre per due posti, con Ungheria e Slovacchia e infine Lituania
Domenico Landolfo

mercoledì 10 giugno 2015

DIARIO FINALS: COMMOVENTI CAVS, DELLAVEDOVA DOMINA ED E' 2-1

La schiacciata di Tristan Thompson
E' la bolgia della Quicken Loans Arena a fare da scenario a gara3. L'Oracle è calda, la Quicken neanche scherza. Non siamo ai livelli del Pionir di Belgrado o dell'Abdi Ipecki di Istanbul, ma per essere americani vanno forte. Comunque riusciranno i Cavs a reggere ancora nonostante l'incredibile serie di infortuni? Nelle due gare nella Baia han fatto cose pazzesche, ma ora davanti al proprio pubblico come andrà?

La maglia dorata dei Cavs è super e, quest'anno, hanno vinto il mio premio per le migliori canotte (4 una più bella dell'altra). Dellavedova è già caldo. Mortacci che schiacciata di LeBron, i ferri quasi spaccati. Golden State spara piccioni, Dellavedova ormai conosce anche la marca dei boxer di Steph. C'è lo spartano a salvare i Warriors. Jr c'è e ci sta bene. C'è anche, e bene, Tristan Thompson. Giustamente si fa male anche Shumpert alla spalla, si schianta su un blocco di Green e ti saluto. Riecco Jones col gioco da 4 punti. Doppio segnale di Iguodala ma guardare la panchina dei Cavs stringe il cuore. Ezeli ha preso 2321 rimbalzi offensivi in pochi minuti. Scongelato anche Mike Miller. Ezeli stoppa Dellavedova e la palla arriva sotto casa mia. Commovente tuffo di Miller. 24-20 al primo stop. Miracoloso. E il Re tira 3/10.

Cleveland già sta messa male, ora si carica di falli. Curry fantasma, panchina. Impatta Iguodala con la bomba. Mamma mia che Jr, mamma mia, canestrissimi a raffica. Splash Brothers non pervenuti. Bogut tiene Mozgov, Shumpert torna in panchina. Green strappa la maglia di Mozgov. Iguodala ci prova, ci mette il cuore ma LeBron, quando vuole. lo spazza via. Ritorna Shumpert ed i suoi capelli, bomba nel cesto. I cojones di Money Green. Oh cazzo c'è anche spazio per David Lee che si presenta con una schiacciata. Solo Tristan Thompson cancella un canestro di James. Curry è la frustrazione fatta persona; 3 pt nel primo tempo. 44-37. Miracoloso parte II.

Quattro punti di Bogut, Steph non segna mai, Thompson (il figlio di quello del miliardo casertano) scheggia i ferri, Dellavedova ne mette 5 in fila, Succede di tutto nel città-errore sul lago. Oh finalmente segna anche il Thomspn in gialloblu. GOOOOOOL di Curry. LeBron col fade away, con l'assist per la tripla di Dellavedova, con la bomba. Green si prende un'altra stoppata da Mozgov, stupido. Ormai LeBron domina comodamente la sfida, forza ma domina. Ma finalmente ci sono azioni, tiri, forzature e tutto quello che il magico universo Curry sa regalare. E Lee fa ancora qualcosa di utile e costruttivo ed obbliga Kerr a tenerlo nella corrida. Booooom di Curry per il fantastico -1. Sempre lo stesso film ma Dellavedova inventa un canestro e fallo in tuffo. E' sempre più l'uomo del destino per Cleveland.
James e Dellavedova, i grandi protagonisti
Follia di Curry con un inuile passaggio dietro la schiena all'imbocco degli ultimi 2' mentre Green è stordito come una campana. LeBron la spara dal parcheggio e mima il gesto del colpo di pistola. Fallo di Lee e Thompson segna dalla lunetta. Dellavedova con l'ennesimo tuffo sul parquet dove esce vincente. Ventello dell'australiano che non doveva assolutamente essere qui. Mi fa venire in mente il grande Leon Powe in gara2 delle nostre Finals (Celtics) contro i Lakers. C'è tempo per una rimessa vergognosa di Shumpert, ancora una pulita del parquet da parte di Dellavedova, un missile alla Curry e poi un'altra bomba assolutamente incredibile del piccoletto per il 94-91 a 18" dalla sirena. Quanto ci sei mancato Steph (24 punti nel secondo tempo con 6 triple). Dellavedova abbatte due tifosi nei posti da 1212121mila dollari. James non sbaglia più un tiro libero e finisce con un miracoloso successo dei Cavaliers.

Il punteggio finale è 96-91. La serie è 2-1 Cavs ed è giustissimo e meritato.

MVP GAME3: Dellavedova, fortissimamente Dellavedova e King James mi perdonerà anche questa volta ma non si può non premiare questo australiano uscito dal nulla, anzi da Saint Mary's. Male male la giacca di Love. Bene bene il premio dato a Dick Motta.

Camillo Anzoini

lunedì 8 giugno 2015

DIARIO FINALS: GIUSTO 1-1. E GRAZIE NICARAGUA

Una delle triple di Klay Thompson
Lo show inizia un'oretta prima, meno male per noi nottambuli, ma prima ancora, a circa 90 minuti dalla palla a due, col solito tiro di Steph Curry dal tunnel degli spogliatoi. Un classico ed avendolo visto dal vivo è qualcosa di allucinante. Causa problemi con la mia parabola, niente Sky, ma streaming sulla tv messicana (Clarosports). Nei timeout buttavo un occhio su un pirotecnico Nicaragua contro Suriname, primo turno di qualificazione ai Mondiali di Russia 2018 (se si faranno lì dopo lo scandalo FIFA) nella mia amata zona CONCACAF. E' finita 1-0 ed ho scoperto che, dopo ogni pubblicità, dopo ogni volta che veniva pronunciata la parola Nicaragua, faceva seguito un 'por gracias de Dios' (per grazia di Dio). Ho imparato anche questo. L'infortunio di Irving (frattura alla rotula) ha scombussolato i piani di Blatt già con uno sterminio di giocatori in infermeria. E' stato un film uguale a gara1, uguale uguale uguale tranne per il risultato finale. Vince con merito Cleveland all'overtime (prima volta nella storia delle Finals Nba, due overtime nelle prime due gare). Vittoria meritata e di cuore. Curry ha giocato la peggior partita da quando aveva 5 anni.

Il cagnaccio australiano è nello starting five al posto di Irving. James comincia a far vedere la 'sua caroceria impresionante' ma Thompson (ricordati il miliardino casertano) si presenta con 9 punti in 4'. Dellavedova è già dallo psichiatra. Due falli di Thompson e 'en la linea del castigo' Curry scalda la mano. I rimbalzi di Bogut, la difesa di Iguodala sul Re, la clamorosa canasta di Curry in rovesciata. Assist no look immenso di Steph, triple di Leandrinho. Al 26', al Estadio Nacional di Managua, è ancora 0-0. Smith, James, James: i Cavs ci sono ed è 20-20.

Altra bomba di Thompson. La tv messicana si domanda se è meglio Bird o Pippen (basta con le droghe ragazzi, per piacere). Dellavedova torna a Saint Mary's, per favore, non ci sei proprio. Oh finalmente Shaun Livingston, bomba di LeBron, ancora Thompson. Basta Dellavedova, basta!!! Gol di Chavarria, avanti Los Pinorelos all'intervallo. The King 17 in 17'. 8 punti di Jones all'improvviso, poi Mozgov, il cuore dei Cavs. Break di 2-15. Sempre il gigante russo. 1/8 per Steph e sbaglia anche un tiro libero. E poi infila un siluro, que barbaro!!! Il perno di Mozgov ma Iguodala è caldino. Ventello di James ma Thompson vola a 21. 46-47, torno a Managua.
Un fade away di James contro la difesa dei Warriors

Le magie di Curry aprono la ripresa ed è sempre pareggio. Volano piccioni. Mozgov sempre più decisivo e va di 'doppia doppia', Dellavedova sempre peggio. Male Tristan Thompson, sempre meglio Green. Blatt deve buttare dentro anche i resti di Miller. Cleveland che cojones, ma Thompson è caldo come una stufa. Finale a Managua (1-0 per il Nicaragua). Terzo quarto non proprio trascendentale e storico. Volano tutti sul parquet, vola anche l'arbitro, Marreese sbaglia da solo, solissimo, pasticcio. LeBron sta a quota 26, il figlio dell'uomo che si prese un miliardo a Caserta è a 25. L'ultima sirena è già suonata nella baraonda dell'Oracle Arena: 59-62. Passa il camion della nettezza urbana puntuale alle 4.05.

Triple con fallo per Thompson, sempre lui. GOOOOOOL di Dellavedova con l'arcobaleno. E dopo qualche secondo fa lo stesso canestro. Trentello di Klay. In area colorata si fa lotta greco-romana e non basket. La mazzata dello Spartano al Re che va di trentello anche stanotte. Steph non segna mai, Cavs avanti di 6 in un film già visto. Ma è un grandissimo Jr a firmare il +10. Che poi diventa +11. Tripla doppia di Lebron e 'los guerreros' vedono la fine vicina. Fallo sistematico (quanto lo schifo) su Tristan Thompson per mandarlo dalla lunetta... a sbagliare. Bomba Iguodala, bomba di Curry ed è -6. Ancora fallo sistematico sul canadese... che segna (2/4). Fallo sistematico... su Curry, scemenza di Jr (80-85 a 2.34" dalla sirena). I Cavs vanno solo da LeBron, Golden State ha più frecce (+2 Cavs a 80" dalla fine). Errori a raffica, Dellavedova raccoglie una boccia dalla spazzatura. Piccione di Shumpert dopo che James è stato un'ora con la palla senza fare nulla. Curry scucchiaia il pari a 7" dalla fine. Ancora una volta, sempre lo stesso film, Cleveland tira per vincere. Tutto il mondo guarda il 23. E LeBron sbaglia ancora sulla super difesa di Iguodala. 87-87. Overtime.

Riusciranno i Cavs a fare meglio dei 2 punti di gara1? Sì, bomba di Shumpert. Green toglie il tappo per i Warriors dopo 2'30". L'immensa difesa di Golden State su LeBron. Errori e tensione. Curry e James sbagliano tutto. Steph ruba due liberi a 29" dalla sirena ed è +1 Warriors. Green cancella LeBron ma c'è ancora un tiro. Jones sbaglia una tripla da solo ma Dellavedova cattura il rimbalzo e si prende due liberi a 10" dalla fine: l'australiano fa 2/2 e la partita cambia padrone. Curry tira l'ennesimo piccione sulla straordinaria difesa di Dellavedova. E Curry butta anche l'ultima palla.

MVP GAME 2: Dellavedova, sì ho scritto Dellavedova per il rimbalzo offensivo, per il 2/2 e per la difesa su Curry. I capelli di Shumpert sempre meglio. Bellissimo il poster di Riley Curry sventolato dai tifosi ed accolto con un boato.

Il punteggio finale è 93-95. La serie è 1-1. Il Nicaragua si giocherà l'accesso al terzo turno il giorno 16 giugno al Andre Kamperveen Stadium di Paramaribo. Ma questa è un'altra storia che seguiremo. 

Camillo Anzoini

venerdì 5 giugno 2015

DIARIO FINALS: 1-0 WARRIORS NONOSTANTE IL RE

LeBron James e Harrison Barnes in gara1
Le Finals NBA vanno viste in diretta, poche storie. Beh, potendo svegliarmi con comodo sono avvantaggiato. Live per forza. Tazzulella e cafè bevuta, sigarette Winston rosse (in onore di Kurt) presenti e dopo aver visto tutto il calciomercato possibile (ed ancora non ho capito chi allenerà il Napoli) finalmente sono le 3 e comincia il collegamento Sky. Game1: Warriors vs Cavaliers. Il meglio possibile in questa NBA, d'altronde l'aveva pronosticato anche Bagatta (!!!).Tifo Celtics ma, per forza, devo scegliere una squadra e prendo Golden State per il gioco, per gli Splash Brothers, per lo 'spartano' Money Green, perchè amo San Francisco (Oakland un pò meno) ed anche perchè quest'anno li ho visti live battere i Suns. Giuro sul canguro che, stavolta, non vado contro LeBron per antipatia, anzi la sua scelta di tornare sull'errore nel lago mi è piaciuta.

Vince Golden State, non tanto giusto vista la partita di Cleveland.
Let it fly (lasciala volare... la palla) ha ordinato Kerr ai Warriors e l'hanno preso in parola sparando piccioni sin dalla palla a due. La schifezza di nottata arriva immediatamente con una rimessa allucinante di Ezeli sul -10 nel primo quarto. Ed io che mi lamento nella Uisp per certe rimesse. Mostruoso il 4-20 piazzato dai Cavs nel primo periodo: 12' e 19 punti per i californiani (meno male che c'erano Igoudala e Leandrinho), bene ma non benissimo. Ah, The King è già a 12. Il trattamento di palla dei Warriors mi ha confermato una cosa semplice: anche io avrei l'opportunità di avere un tiro con 3 metri di spazio, segnarlo è un'altra cosa.
La seconda schifezza porta la firma del Re con un airball non da lui. Ma quanto mi piace Tristan Thompson? Mamma mia, il canadese è tra i miei fighter preferiti in circolazione. Così come adoro Speights che, dopo l'infortunio prima della semifinale contro Atlanta, torna a giocare e, appena entrato, ti spara due canestri di fila. E poi anche un altro. Onore a te Marreese. All'intervallo è 48-50 grazie a Curry che comincia a scaldare la manina (14 in un baleno) e all'allucinante buzzerbeater di Jr Smith. Eroi silenziosi, ma poi neanche tanto silenti, del primo tempo: Barnes, Green, Shumpert (e i suoi capelli) e Mozgov.
The King è a 21 in avvio di ripresa che regala subito le magie di Irving e Mozgov. Ma ci sono sempre Barnes e Green a tenere in vita i Warriors. LeBron continua imperterrito. Una fiammata di Thompson, ma Irving è clamorosamente sul pezzo in attacco e difesa. E LeBron continua a stordire il povero Barnes. Aridatece Marreese ma entra Ezeli. Il lato debole ben attaccato da Golden State. LeBron va di trentello. Ultimo 'stop and go': 73-73 con la schiacciata di Iguodala.
Curry decisivo nell'overtime
James contro tutti, equilibrio costante. Il sorpasso del ragazzo venuto da Davidson con un pizzico pesante di Iguodala. Ma c'è anche l'altro Splash. LeBron fa 42 con una bomba dalla Baia. Addirittura vengono chiamati 'passi' dall'altro lato dell'Oceano. La tremenda mattonata di Mozgov punita da Curry all'ultimo minuto. Il coraggio del gigante russo sempre cercato dal Re. L'incredibile stoppata di Irving, in recupero, su Steph che lascia il tiro della vittoria ai Cavaliers. Tutto il mondo fissa il 23. Tiro forzato, ferro, rimbalzo di Shumpert. Ferro. Overtime a quota 98.
Gli errori ma la difesa dei Cavs tiene. Il canestro dei Warriors sembra inespugnabile. Curry è una macchina ai liberi. E la bomba di Barnes spacca tutto. Irving esce per infortunio e zoppicante. Cleveland non segna mai, ma veramente mai. 2 punti nell'intero overtime. Sì, un record.

Come mi ha suggerito Tala in collegamento da Cremona via Whattsup (gran tifoso Warriors, inter nos), Irving sembrava Conroy sulle piste di Steph. Ma ci ha messo anche i punti, difesa, energia ed anche la stoppatissima su Curry. Peccato per l'infortunio nell'overtime.
Della Vedova, che ho avuto il 'piacere' di scoprire dal vivo quando andai a Moraga nella sua St Mary's University (lì è veramente una leggenda), passa per un cagnaccio ma sembrava un chihuahua.
Thompson (ricordati sempre che tuo padre si è rubato un miliardo a Caserta) ha dato un segno di vita alla fine del primo tempo. Nel complesso mi aspettavo meglio ma ottima ripresa. Bogut semplicemente stuprato e timoroso.
Green, da buon figliuol di Izzo, spaziale per energia e voglia. Poi parla ed urla sempre, e ci piace.
Tra i migliori, per forza, Mozgov e Tristan Thompson. Ma soprattutto un Andre Inguodala che, oltre a difendere strenuamente il canestro, c'ha messo tanto guacamole in attacco.

MVP GAME1: Ovviamente, nonostante la sconfitta, James che chiude a 44. Co-mvp alla piccola Nayah Damasen che ha cantato l'inno nazionale in modo splendido. Meno bene la giacca a scacchi bianconeri di Magic Johnson. Maluccio anche quella di Varejao e la cravatta di Tyrone Lou. Rihanna notevole e poco vistosa. Mayweather sereno.
Il punteggio finale è 108-100. Warriors avanti 1-0 nella serie. Posso andare a dormire.

Camillo Anzoini