martedì 28 aprile 2015

STRAORDINARIO ATLETICO PKH, PRIMO STOP PER I PHOENIX: SARÀ BELLA

ATLETICO PKH            58
PHOENIX                     55

ATLETICO PKH: Pezzella, Chianese, Stellato, Mazzariello 12, Lanzante, Laudisio 19, Visone 18, Anzoini, Di Silvestro, Ranieri 4, Baccaro 4, Romitelli 1.
PHOENIX: Barbato 2, Canzano, Pepe 1, Visca 7, Buzzoni 10, Proto 8, Pirone 2, Iannucci 5, De Angelis, Paragliola 2, Razza, Spadaccio 18. All. Zanforlino.
ARBITRI: De Lillo e Ausiello.
PARZIALI: 12-12, 25-28, 35-44.



Il basket è un gioco meraviglioso capitolo II: dopo la fantastica impresa degli SMAV Bulls su Piedimonte Matese, anche la seconda semifinale regala una partita assolutamente fuori dalla norma che rimanda, anche questa sfida, alla ‘bella’. Merito dell’Atletico PKH (targato GoldwebTv, Caserta Drink Øl, GoldBetCafè, Centro Genesis, T&T Impianti e Copynet) che fa valere la dura legge del Pala Don Bosco (ancora inviolato quest’anno) e batte i Phoenix (griffati Guggenheim Birrarium, Dolcemente, Laboratorio di analisi Igea, Meditek dott.Bellofiore, Guappa, Ottica Riccio, Locanda Battisti, Pizzeria I Masanielli, Lido Il Pirata e Beautystyling). I campioni in carica, dunque, dopo quindici vittorie consecutive conoscono la prima sconfitta da 11 mesi a questa parte e proprio nella serata più imprevedibile. Sotto 0-1 nella serie, l’Atletico si è presentato senza Russo e Iodice (migliori marcatori della squadra) oltre ad Argenziano e Chiacchio (presenze fondamentali nel roster) e con un manipolo di valorosi chiamati alla disperata impresa. Ed impresa è stata grazie ad una serata assolutamente pazzesca. I Phoenix, dopo un primo tempo equilibrato, sono scappati via nel secondo tempo toccando anche il +12 ed avendo, ancora, 9 punti di vantaggio a meno di 2’ dalla sirena. Ormai ad un passo dalla seconda finale consecutiva, i viola si sono bruscamente risvegliati. Qui c’è stato il capolavoro dei rossoblù che, nonostante giocassero in trasferta vista la maggioranza di tifosi ospiti, hanno messo in piedi una remuntada da antologia. Alla sirena è stata festa grande per 12 persone che hanno battuto le assenze, la sfortuna, i loro limiti tecnici e fisici, i campioni in carica e gli imbattuti. Si va alla bella in programma giovedì prossimo nella bolgia del Pala New System di Casagiove.
LA CRONACA. L’Atletico è spalle al muro e condannato a vincere pur senza quattro giocatori: si varano i quintetti più inediti dell’anno ma tutti cominciano a darci dentro sin dall’inizio. Ranieri e Laudisio (tutti loro i punti del primo periodo) siglano l’esile vantaggio che viene immediatamente impattato dalla bomba di Visca. Il play è caldo e griffa il primo vantaggio ospite ma il PKH continua a difendere alla morte su tutti i palloni: chiunque entra dà una mano alla causa mentre in attacco inizia a farsi vedere Visone. L’ala conquista una caterva di falli e gioca un secondo periodo da 8 punti; Baccaro firma il nuovo vantaggio ma i campioni in carica sparano i fuochi d’artificio negli ultimi 5” del primo tempo: Spadaccio risponde sempre presente (7 punti nel periodo) ma è il pazzesco buzzerbeater dello specialista Iannucci, da oltre centrocampo, a firmare il +3 Phoenix alla pausa lunga (i campioni in carica perdono lo sfortunato Razza che va negli spogliatoi anzitempo dopo una brutta botta al naso). Bravi, comunque, tutti i rossoblù con Romitelli, Pezzella, Di Silvestro, Stellato e Chianese sul legno a dare man forte ai compagni mentre Ranieri e Visone catturano tantissimi rimbalzi. Il terzo quarto è una via crucis per i rossoblù incapaci di attaccare e colpiti al cuore dai precisi attacchi viola: alla vendemmia partecipano tutti, da Buzzoni a Proto, da Pepe a Visca ed ecco il massimo vantaggio sul +12 prima della tripla di Mazzariello che ridà speranze ai locali. Il nervosismo è alto, lo è stato per tutto il match, e Ranieri si becca un tecnico nella pausa tra il terzo e quarto periodo. Paragliola sigla il nuovo vantaggio in doppia cifra ma qui inizia la lenta ma grande rimonta del PKH: Visone si fa carico del gruppo ma è Mazzariello a suonare la sveglia. La guardia (7 punti nel periodo finale) si fa notare in attacco e difesa ma quando Spadaccio, ancora una volta con grande qualità, firma il 44-53 quasi al 38’ sembra veramente finita. Ed invece no: l’Atletico non molla e Baccaro, insieme a Visone, firma il -5 prima di uscire per falli. I Phoenix perdono Paragliola e Visca ma soprattutto sbagliano tanti liberi e Mazzariello caccia dal cilindro la bomba del -2 a 50” dalla sirena. I Phoenix non segnano più, mentre Visone è una macchina dalla lunetta: 4/4 e +1 PKH a 33” dalla fine. Una nuova recuperata consente a Laudisio di siglare il +3 con un nuovo 2/2 dalla lunetta a 16” dalla fine. Buzzoni sbaglia la tripla dell’overtime ma l’Atletico pasticcia sulla rimessa e regala ancora una chance agli ospiti con 8” sul tabellone. La difesa obbliga Proto a tirare da oltre 8 metri: tabellone, ferro e sirena. Esplode la festa rossoblù. Si va alla bella.

venerdì 24 aprile 2015

C'E' SPERANZA OLTRE IL MARE


 Joe Di Maggio in battuta per gli Yankees
La parola di oggi per te, Tiziana, è: immigrato.
E, aggiungo, non dovrebbe essere solo la mia a dire il vero, ma le storie di questo momento storico sono queste. Oltre le migliaia di profughi per mare, stiamo vivendo anche l'esodo di tantissimi italiani che con le loro valigie e su un comodo aereo, fuggono dall'assenza di speranze e di lavoro che questo paese offre. Quelli non sono migranti? Forse non hanno la guerra e la morte dietro, ma sicuramente hanno la fame. La memoria storica, poi, dovrebbe aiutarci ad essere persone migliori.
Gli italoamericani che attualmente risiedono negli Stati Uniti, per esempio, sono circa 20 milioni.
Quella emigrazione cominciò prima dell' Unità d' Italia ed erano soprattutto meridionali, la maggior parte siciliani, partiti con la speranza di una vita migliore. Tra questi siculi c'erano Giuseppe di Maggio e Rosalia Mercurio, originari di Palermo. Loro non vi diranno molto ma il figlio Joe è per molti il più grande giocatore di baseball di tutti i tempi.
Joltin’ Joe, ('Joe che fa sobbalzare'), in America ha vinto tutto. Esordisce nel 1931 coi San Francisco Seals e, dopo 4 stagioni, passa ai New York Yankees. Vince 3 volte il titolo MVP ed ha giocato nell' MLB All-Stars Game per ben 13 volte. Della sua carriera si può scrivere poco. Tutto fila liscio e pieno di vittorie e riconoscimenti ed anche quando smette di giocare, lo consacrano il migliore vivente. Di più si può dire sulla sua vita privata.
Di Maggio con la divina Marilyn
Il suo grande amore, anche se il matrimonio durò meno di un anno, fu Marilyn Monroe e anche quando si lasciarono, rimasero sempre molto vicini. Quando lei poi morì in quel modo tragico che tutti sappiamo, lui si occupò di tutto, organizzando per lei anche un piccolo e rispettoso funerale, accompagnandola, con accanto il figlio Joe Jr che ebbe dal suo precedente matrimonio, fino alla cerimonia di sepoltura. Qui, prima di essere definitivamente chiusa, la baciò tre volte e per tre volte le sussurrò "ti amo". Tutto l'amore che aveva per lei lo manifestò per vent'anni nelle 20 rose rosse che per tutto questo tempo fece recapitare sulla sua tomba tre volte alla settimana.
Di Maggio era un emigrato che non dimenticò mai il suo paese tornando molte volte ad Isola delle Femmine, Palermo, dai suoi parenti. Venne anche coinvolto in iniziative per promuovere il baseball in Italia e nel 1978 andò a Grosseto per visitare la squadra locale, il Bbc Grosseto, e sono oggi cimeli per gli appassionati le numerose foto di quella giornata. Morì l'8 Marzo 1999 per un cancro ai polmoni ad Hollywood e tutto il mondo sportivo, ma non solo, lo pianse il 9 Aprile allo Yankee Stadium quando si inaugurò un busto a suo onore e Paul Simon, dello storico duo Simon & Garfunkel, cantò live la strofa di Mrs. Robinson che aveva dedicato a lui:
"Where have you gone, Joe Di Maggio? A nation turns its lonely eyes to you.
What's that you say, Mrs. Robinson? Joltin' Joe has left and gone away".

"Dove sei andato, Joe Di Maggio? Una nazione volge i suoi occhi desolati verso di te. Che cos'é che dici, sig.ra Robinson? Il Grande Joe ha lasciato ed è andato via".


Tiziana Tavilla











mercoledì 22 aprile 2015

AMICI MAI

James e Love separati in casa
Prende la palla, con due passi arriva a centrocampo, vede il compagno libero sotto il canestro avversario, lancia la sfera, presa al volo e schiacciata rovesciata: un alley oop già negli highlights dell’anno e che dà una bella spallata ai miei Celtics. Mi aspetto baci, abbracci, cinque alti e via dicendo. Niente, neanche uno sguardo. E’ l’ennesima foto del rapporto tra Lebron James e Kevin Love. E pensare che è stato proprio James a chiedere, espressamente, Love all’interno dei nuovi Cavs chiamati a prendersi l’anello tanto atteso da una città intera. I beninformati dicono che ‘The King’ abbia fatto di tutto per far inserire il ‘nipote dei Beach Boys’ all’interno del gruppo: non c’è riuscito, ma Love era già un corpo estraneo a Minnesota, quindi c’è ricascato. I due non si sono mai presi, sul legno e fuori: le statistiche di Love sono precipitate a Cleveland dove non è il primo violino. C’era da attenderselo. Il rapporto scricchiola sin da subito tanto che Love, con poca paraculaggine e tanto pepe, dichiara: “Non siamo molto amici, ci vediamo ogni giorno al campo, ma non ci becchiamo tanto fuori per strada”. 
I media americani parlano di un LBJ frustrato perché Love è restio a far gruppo. Tanto per citarne un’altra: il ‘prescelto’ posta una foto su Instagram. 
Un raro momento di unione tra i due
Ci sono tutti, anche Mozgov e Perkins che a Cleveland porta gli asciugami, ed il messaggio fa gruppo, come si dice spesso e volentieri. Mancano solo Love ed il custode della Quicken Loans Arena. Il rapporto salta definitivamente quando viene chiesto a Love chi avrebbe votato come MVP della regular season; l’ex Wolves, ancora con schiettezza, dice Westbrook. Non tarda ad arrivare la replica di James via Twitter: “Chi voterei come mvp? Love”. Con sorriso a 3000 denti. Intanto a fine stagione, Love può diventare free agent ed anche se ha dichiarato che non vuole lasciare ‘The mistake on the lake’, pare proprio che i bagagli siano pronti. Boston, Lakers e New York si sono già fatte, timidamente, avanti. I rapporti borderline sono routine nella NBA soprattutto quando si tratta di due star dello stesso team: neanche Kobe Bryant e Shaquille O’Neal si prendevano bene a LA ma, comunque, hanno messo il bene della franchigia davanti alla loro inimicizia. Succederà lo stesso adesso? Forse i Cavs vinceranno il titolo (difficile ma non impossibile secondo me) ma certamente i due non saranno amici. Su questo posso scommetterci.


Camillo Anzoini

lunedì 20 aprile 2015

I PHOENIX CONQUISTANO LA BATTAGLIA CONTRO L'ATLETICO PKH

L'abbraccio tra le due squadre prima
della palla a due di gara1 (Foto Melone)
PHOENIX                     66
ATLETICO PKH            60

PHOENIX: Barbato 3, Canzano, Pepe, Visca 3, Buzzoni 14, Proto 11, Pirone 5, Iannucci 5, De Angelis, Paragliola 2, Razza, Spadaccio 23. All. Zanforlino.
ATLETICO PKH: Pezzella, Russo 24, Stellato 2, Argenziano 3, Mazzariello 3, Iodice 9, Anzoini, Di Silvestro, Laudisio 6, Ranieri 5, Visone 8, Baccaro.
ARBITRI: Alfieri e Iavarone.
PARZIALI: 13-13, 36-34, 50-46.

E’ stata una battaglia vera, senza esclusioni di colpi, e gara1 della semifinale va ai Phoenix (griffati Guggenheim Birrarium, Dolcemente, Laboratorio di analisi Igea, Meditek dott.Bellofiore, Guappa, Ottica Riccio, Locanda Battisti, Pizzeria I Masanielli, Lido Il Pirata e Beautystyling). I campioni in carica infilano la quindicesima vittoria consecutiva e mantengono il fattore campo domando l’Atletico PKH (targato GoldwebTv, Caserta Drink Øl, GoldBetCafè, Centro Genesis, T&T Impianti e Copynet) nella rovente prima sfida giocata nella splendida cornice del Pala New System di Casagiove. Partita durissima, equilibrata, e che premia con merito i viola di coach Zanforlino bravi ad allungare il passo nel terzo quarto e resistere alla rimonta dai rossoblù. L’Atletico paga il blackout della fase centrale del match ed una prestazione difensiva non proprio scintillante: anche l’attacco è andato a corrente alternata ma incassare 66 punti è troppo per sperare di sbancare il campo dei campioni in carica. Se, poi, ci si mette un Dario Spadaccio extralusso (7 triple a referto) diventa impresa ancor più dura. Si replica mercoledì al Pala Don Bosco: l’Atletico è spalle al muro e condannato a vincere per arrivare alla bella, i Phoenix sognano di chiudere la pratica e volare ancora nella finalissima per il titolo.
LA CRONACA. Partenza a rilento, si fatica a segnare anche perché il ritmo è frenetico ed inconcludente su ambedue i fronti. Il primo strappetto è dei rossoblu con Visone e Russo in evidenza (5 punti del folletto e 4-9). Entra Spadaccio e la partita comincia a cambiare faccia: due bombe dell’ala sentenziano il pareggio al primo stop. Le mani dei Phoenix cominciano ad essere calde: alla vendemmia partecipano anche Barbato e Proto per il 21-16 al 15’. L’Atletico si mette a zona anche per preservarsi dai falli ma in attacco segna solamente Russo dalla lunetta (6 punti visto che i viola sono immediatamente in bonus). Il nuovo -2 porta la firma di Stellato ma, ormai, i locali segnano a raffica: bomba di Spadaccio, 4 punti di Buzzoni, bomba di Iannucci e c’è la nuova mini fuga sul +7. Il duello Pirone-Ranieri fa scintille ed i due pivot giocano una signora partita. Il PKH non molla: due triple di Russo ed un gioco da 3 punti di Iodice regalano il -2 alla pausa lunga. Il terzo periodo compromette gran parte dei sogni ospiti di sbancare il Pala New System. Si ritorna a ‘uomo’ ma, ormai, Spadaccio non vede il canestro… vede una vasca da bagno: tre bombe pazzesche spaccano completamente la partita sul 47-35. Sale il nervosismo dopo un tecnico, ingeneroso, sanzionato a Pirone: continuano a volare colpi durissimi e l’agonismo diventa quasi esasperato. I rossoblù sbagliano tantissimo in attacco ma rivedono la luce grazie a Russo, Visone (migliore in campo per il PKH) e Mazzariello: con un moto d’orgoglio ecco il -4 all’ultimo ‘stop and go’. Spadaccio non ha ancora terminato il suo show: settima tripla di giornata e nuovamente +9 per i Phoenix al 33’. Sembra finita ma l’Atletico continua a reagire: gioco da tre punti di Argenziano, contropiede di Laudisio e qualche tiro libero firmano il 57-56. La differenza, però, è tutta nella difesa clamorosa di Visone mentre Ranieri si conferma un totem in vernice mettendoci spesso una pezza. L’attacco dei padroni di casa si è inceppato e solo dalla lunetta si muove il punteggio: nell’ultimo periodo, infatti, i Phoenix segnano 13 punti dalla linea della carità sui 16 complessivi. Buzzoni ne imbuca 8, ma sul 63-60 a 50” dalla sirena c’è ancora speranza: l’Atletico costruisce una bella azione, Iodice ha un piazzato comodo da 5 metri ma lo sbaglia. Di fatto finisce qui perché, poi, è Proto a chiudere i conti ancora dalla lunetta. L’Atletico chiude con due giocatori usciti per falli, tre a quota 4 e 28 fischi contrari.

sabato 18 aprile 2015

NBA PLAYOFFS: MUSICA MAESTRO

Ci siamo. Siamo nel momento della stagione cestistica a stelle e strisce che per alcuni è sinonimo di “Oh finalmente la farsa della regular season è finita, ora c’è il basket vero” per altri solo il continuo godere di uno spettacolo o di una sinfonia che non fa altro che aumentare i propri decibel. Che apparteniate alla prima o a quest’ultima schiera poco importa. Quello che importa è che ad accomunarvi sia un qualcosa che oggettivamente si può vedere da poche altre parti e sono stato buono solo per rispettare l’idea di chi pensa che questo campionato sia un circo. La stagione regolare, però, è finita da qualche giorno. Di analisi, preview, studi e quant’altro ne sono stati già postati e scritti a bizzeffe. Quindi quello che voglio e vogliamo fare è solo commentare gli accoppiamenti. Commentare come lo si farebbe al bar. Commentarli di ‘pancia’ da tifoso (in questo caso per me estraneo a particolari amori visto che i miei Sixers hanno regalato giocatori a destra e a manca sperando nella Lottery del Draft) e in base alle aspettative. Quanto segue non terrà conto di nessun playbook, di nessuna analisi tecnico-tattica o di accoppiamenti di questo con quell’altro giocatore, ma solo di quello che mi aspetto di vedere da quando si alzerà la prima palla a due. Nulla di più. Ognuno la post season la vive a modo proprio. L’unico denominatore comune è quello di godercela. Quindi: ENJOY IT!!!
(tutte le foto di questo articolo sono prese dalla pagina ufficiale Facebook della Nba)


EASTERN CONFERENCE
#1 Atlanta vs #8 Brooklyn
Due partite di stima. Due vittorie per Brooklyn giusto perché quando la serie si sposterà ai lati di Manhattan passando per il ‘walking bridge’ il ‘black power’ guidato da Jay-Z e dalla Barclays Arena il suo contributo lo darà sempre. Per il resto forse troppo tardi il ritorno di Lopez, forse troppo proiettata al futuro e ad altri lidi nelle individualità (vedi Johnson o Deron Williams) Brooklyn per poter impensierire una squadra che ha trovato la sua quadratura del cerchio e non certo da qualche mese, ma da inizio anno. Se siete amanti del mantra: Perché tirare da due se facendo un passo indietro vale tre punti, da guardare per la sfida nella sfida dalla lunga distanza tra Kyle Korver e Joe Johnson.
Pronostico della serie: 4-2

#4 Toronto vs #5 Washington
Forse la più aperta ed incerta sfida della Eastern Conference. Due squadre che si sono avvicendate  nella prima parte della stagione – sul gradino o sui gradini più alti del podio, poi. Poi mese dopo mese un crollo verticale. Ma se nell’andare in picchiata i canadesi hanno trovato il modo di controllare il tutto, la compagine capitolina ha avuto dei vuoti d’aria a più tratti paurosi. Tanto talento individuale da una parte e dall’altra, una quota di ‘botte’ europee non certo marginale nella sfida sotto canestro tra Gortat e Valanciunas.
Pronostico della serie: 4-3

#3 Chicago vs #6 Milwaukee
Con ogni probabilità, invece, questa sarà la serie più vista negli States. Talento? Tatticismo? Super star? Forse. Ma soprattutto curiosità. Curiosità specie per i Bucks. Specie per quella che potrebbe anche essere definita come il ‘nuovo che avanza’ sempre che la proprietà riesca a tenere questo ‘nuovo’ unito per molto nel suo ‘avanzare’. Ma se si parla di curiosità gli occhi all’interno della stessa saranno sempre per lui: ‘Giannino’ Antetokounmpo. Personalmente confido in lui per le due vittorie dei Bucks, ma anche in Carter-Williams ma solo per il suo passato in maglia Sixers.
Pronostico della serie: 4-2

#2 Cleveland vs #7 Boston
Non siamo qui ad elencare tutte le ragioni, ma questa sarà la serie più seguita in Italia e nel mondo. Due per noi i principali perché. Il primo e per la prima parte è ovviamente legato al nome, al cognome, al capello e alla barba di Gigione Datome. Il secondo perché LBJ è in quest’era moderna della Nba il giocatore più famoso e rappresentativo in giro per il globo terracqueo. Boston i playoffs li ha acciuffati per il rotto della cuffia; tantissima differenza di talento, ma quando l’atmosfera diventa ‘verde’, qualcosa ne viene sempre fuori (almeno cosi dice il mio grande amico Camillo Anzoini). E poi vuoi che ‘Gigione’ non voglia togliersi la soddisfazione di replicare dal vivo il suo tweet scherzoso in risposta a quello di Lebron James? “Im Gigi Daotme, nice to meet u”. Non si aspetta altro per entrare nella leggenda.
Pronostico della serie: 4-1


WESTERN CONFERENCE
#1 Golden State vs #8 NOLA
Da questo momento in poi l’unico motivo di interesse nei confronti dei Warriors è capire quanto lontano possono arrivare. Capire quanto di quello che ci hanno fatto vedere fino ad ora è abbastanza per arrivare a stupire il mondo. Su chi e come hanno portato Golden State a questo livello ormai se ne è parlato in tutte le salse e a tutte le latitudini. Quindi Forse d’ora in poi sarebbe meglio tacere, sedersi, godersi lo spettacolo e ringraziare per lo spettacolo balistico, forse un po’ meno per il ‘ciglione’ di Davis, ma tra non molto lo si amerà almeno quanto la barba di Harden. Dategli tempo.
Pronostico della serie: 4-1

 #4 Portland vs #5 Memphis
L’emblema delle mie aspettative e forse di tanti altri per una Western Conference spaziale e lunga. Tutta una questione di equilibrio e alla fine mi aspetto e soprattutto spero che a romperlo sia Lillard, magari con un tiro allo scadere, con uno dei suoi ‘buzzer beater’, che ti portano a scrivere post chilometrici e con errori di ortografia per l’orario che ti porta a strofinarti gli occhi assonnati mentre scrivi. L’unico dispiacere? ‘Z-BO’.  
Pronostico della serie: 4-3

#3 Los Angeles Clippers vs #6 San Antonio 
Discorso che qui riparte dall’ultima parte di quello precedente. Dispiacerà solo ed esclusivamente per CP3, Doc Rivers e forse Blake Griffin (la verità è che non mi è stra-simpatico). I vecchietti del Texas di abdicare non ne hanno tanta voglia. Il ritrovarsi fisicamente come il ‘Nirvana’ nel pieno della meditazione, da parte di Leonard sarà l’ago della bilancia. D’altronde è pur sempre l’Mvp delle ultime Finals. E poi, che bello sarebbe rivedere quel tricolore sventolare tra i flash ed il campo innalzato dalle mani di Belinelli.
Pronostico della serie: 3-4

#2 Houston vs #7 Dallas 
Il ‘Barba’ è sempre il ‘Barba’. Uno dei motivi per cui i Rockets sono tornati ad essere interessanti dopo qualche giro a vuoto. Ma la consistenza playoffs di questa squadra potrebbe necessitare di qualche partita in più rispetto al previsto. Senza contare che ormai su queste due sponde del triangolo texano del basket professionistico, prendere qualche canestro di troppo non sembrerebbe essere poi una cosa cosi scandalosa. Basta farne uno più degli altri. La scelta della vittoria finale è di pancia. Io sto col ‘Barba’ quindi dico Houston. Anche qui dispiace, ma solo per WunderDirk. E ricordate: Fear The Beard.

Pronostico della serie: 4-3


Domenico Pezzella

mercoledì 15 aprile 2015

BASTERANNO DUE FACCINE VIRTUALI?

Justin Soni Fashanu
Avete fatto l’aggiornamento di Ios8.3? Chi ha un melafonino sa di cosa parlo… per gli altri, avete aperto Whatsapp? Le emoticon sono cambiate, ora sono gay friendly e multietniche, rispecchiamo l’evoluzione della società degli ultimi tempi.
E' ormai sdoganata l’omosessualità e le coppie miste, ma in un tempo non molto lontano, e a volte anche oggi, la gente ha sentito il peso della mancanza di libertà e degli stereotipi.
Justin Soni Fashanu, nel 1998, alla fine ha scelto la morte. Questa è la sua storia.
Fashanu, nato a Londra nel 1961, era un calciatore inglese, il primo di colore a raggiungere il valore di un milione di sterline. Ma non è stato il suo unico primato. E’ stato il primo calciatore a dichiarare la sua omosessualità. Il tempo del dolore però per Justin era appena iniziato.
Brian Clough, il suo allenatore di allora al Nottingham Forest, scrive lo stesso Clough nella sua biografia, lo chiamò "fottuto finocchio". "Dove vai se vuoi una pagnotta? Da un fornaio, immagino", gli disse, e ancora: "Dove vai se vuoi un cosciotto d'agnello? Da un macellaio. Allora perché continui ad andare in quei cazzo di locali per froci?"
Poco dopo Justin si dichiarò gay pubblicamente in barba al tempo ed ai pregiudizi ma, col senno di poi, probabilmente fu un errore per lui.
Sia il mondo sportivo che la comunità nera britannica gli si rivoltarono contro.
Passò dall’essere un orgoglio per tutti i neri inglesi ad essere la vergogna. Definirono il suo gesto "un affronto… un danno d'immagine… patetico e imperdonabile".
Anche il fratello John, anch’egli calciatore e che forse ricorderete per l’imitazione che Teo Teocoli ha fatto per anni di lui, lo rinnegò pubblicamente.
Justin Fashanu cominciò a sprofondare tra solitudine e disperazione, e anche se continuò a giocare a calcio negli States, fu nel 1998 che la sua vita cambiò definitivamente.
La sera del 25 Marzo uscì e si vide con un diciassettenne, tale Ashton Woods, che la mattina dopo, svegliatisi insieme, gli chiese dei soldi, (dichiarazioni di Fashanu), e nel momento in cui la sua richiesta non ebbe riscontro, lo minacciò. Alla polizia, questo ragazzo disse di essere andato di sua spontanea volontà da Fashanu, ma che quest’ultimo, dopo aver girato tutta la notte per locali insieme e averlo fatto bere e abusare di droga, aveva approfittato di lui, incapace di intendere.
Justin si rese subito disponibile con gli investigatori ma quando poi andarono a casa sua per prelevare i campioni biologici, non lo trovarono. Era scappato in Inghilterra, sotto falso nome, terrorizzato. Cercava appoggio tra gli amici e i suoi ex-agenti, ma nessuno lo aiutò.
Il suo corpo fu trovato impiccato in un garage che aveva forzato la mattina del 3 Maggio 1998.
Quello che successe in realtà non lo sapremo mai ma, da un’inchiesta inglese si sa che su Fashanu non pendeva nessun mandato di cattura e che la polizia del Maryland aveva lasciato cadere le accuse per mancanza di prove. Anche se, ancora in quegli anni, in Maryland vigeva una legge 'anti-sodomia' che puniva anche il semplice rapporto orale, non solo tra persone dello stesso sesso ma pure tra marito e moglie, anche in assenza di stupro. Solo molto dopo fu dichiarata anticostituzionale ma intanto, in quel mondo in cui l’omofobia era ancora così radicata, Justin Fashanu non trovò mai spazio.
Su un biglietto vicino al suo corpo, in quel giorno di Maggio, c'era scritto: "Desidero dichiarare che non ho mai e poi mai stuprato quel giovane. Sì, abbiamo avuto un rapporto basato sul consenso reciproco, dopodiché la mattina lui mi ha chiesto denaro. Quando io ho risposto 'no', mi ha detto: 'Aspetta e vedrai'. Spero che il Gesù che amo mi accolga: troverò la pace, infine".



Tiziana Tavilla

venerdì 10 aprile 2015

ONE SHINING MOMENT #2015

“Ed ora una stagione di ‘un momento brillante’, con queste parole si chiude la finalissima per il titolo Ncaa maschile negli States. Stacchetto e CBS Sports fa partire il video. IL VIDEO, scritto rigorosamente in maiuscolo per chi ama il magnifico mondo del college basket. Ok, detto in italiano non rende pienamente l’idea, in americano ha un altro suono. Il giorno dopo la finalissima, smanetto sul web per cercare il video: stavolta sono stato ancor più fortunato. Stando a San Francisco, l’ho visto in diretta e l’ho registrato sul cell. Tranquilli, qui mettiamo la versione buona, ma vederlo in contemporanea con tutto il resto dell’America mi ha emozionato. Un’altra stagione è finita: ha vinto Duke, la più amata ed odiata, i miei Spartans hanno fatto una grande figura ma è sempre ‘one shining moment’. Anche due giocatori italiani (ma sono pronto ad essere smentito), hanno fatto capolino in due versioni di questo video: scopriteli voi nelle edizioni 2005 e 2013. Troppo facile per chi mastica ‘pane e Ncaa’, stuzzicante per chi non lo sapesse (sì, uno è veramente lui, credeteci pure). Nel video c’è condensato tutto il basket universitario: dagli ingressi spettacolari, a mascotte e cheerleaders, a schiacciate, assist, triple, buzzerbeater, dai discorsi dei coach passando per le loro stravaganti esultanze, alle lacrime di gioia o tristezza, da giocatori fortissimi a gente che ha vissuto solo quel momento di gloria, dalle grandi università alle cindarella che ci fanno sognare, il tutto condito da musica e commenti originali delle varie partite. Una delizia per occhi, cuore ed orecchie. Se avete del tempo da perdere, guardate quanti più video è possibile (la mia versione preferita è quella del 2000, chissà come mai). La canzone è stata scritta da David Barrett e la versione cantata, da diversi anni a questa parte, è sulla magnifica voce di Luther Vandros. Nel corso degli anni sono stati ‘aggiustati’ alcuni passaggi per rendere più moderno il testo. A noi piace comunque, con qualsiasi parole, a qualsiasi ritmo perché la Ncaa è, oggi e sempre, one shining moment. Un’altra madness è finita, ma noi restiamo sempre attaccati a questo video in attesa dell’anno prossimo.


Camillo Anzoini









Testo

The ball is tipped
And there you are
You're running for your life
You're a shooting star
And all the years
No one knows
Just how hard you worked
But now it shows...
(in) one shining moment, it's all on the line
One shining moment, there frozen in time
But time is short
And the road is long
In the blinking of an eye
Ah, that moment's gone
And when it's done
Win or lose
You always did your best
Cuz inside you knew...
(that) one shining moment you reached deep inside
One shining moment, you knew you were alive
Feel the beat of your heart
Feel the wind in your face
It's more than a contest
It's more than a race...
And when it's done
Win or lose
Uou always did your best
Cuz inside you knew...
(that) one shining moment, you reached for the sky
One shining moment, you knew
One shining moment, you were willing to try
One shining moment

lunedì 6 aprile 2015

B&F ANCORA KO, L’ATLETICO CHIUDE LA SERIE E VOLA IN SEMIFINALE

Una fase di gioco di Gara2 al Pala Vignola
BASKET&FRIENDS            36
ATLETICO PKH                  52

BASKET&FRIENDS: Riello, De Angelis 11, Caserta 2, Della Rocca 7, Bernardo 2, Vigliotta, Ragozzino, Parretta 2, Crupi 4, Corsiero 2, A.Bonocore 6. All. Anzivino.
ATLETICO PKH: Pezzella, Russo 14, Testa, Iodice 10, Lanzante, Mazzariello, Baccaro 2, Visone 8, Romitelli, Ranieri 2, Laudisio 14, Stellato 2. All. Pezzella.
ARBITRI: Alfieri e Iavarone. 

PARZIALI: 12-13; 17-26; 26-40


Game, set and match. Si chiude in gara2 (secco 2-0 il computo finale) il primo turno di playoff dell’Atletico PKH (targato GoldwebTv, Caserta Drink Øl, GoldBetCafè, Centro Genesis, T&T Impianti e Copynet) che sbaraglia la concorrenza del Basket&Friends in quella che era la sfida con più storia e ‘face to face’ di questo primo turno della post season. Una sfida poco scoppiettante, una sfida dove a farla da padrone sono state le difese e qualche errore di troppo, lasciando poco spazio allo show time e alle bollicine del basket champagne (sei i giocatori a referto per gli ospiti ed otto quelli per i padroni di casa, ma con soli quattro con più di un canestro). Sudore, voglia di sbucciarsi le ginocchia, difesa e tanti palloni recuperati. Una sorta di bunker quello costruito dall’Atletico a difesa del proprio canestro concedendo agli avversari solo ed esclusivamente 36 punti. Ma la posta in palio era molto elevata e nessuna delle due squadre ha voluto perdersi in preziosismi. Quello che contava era vincere. Basket&Friends per riaprire la serie e tentare il tutto per tutto per tornare al Pala Don Bosco per gara3, i viaggianti per chiuderla, prendersi una settimana di riposo e pensare alla semifinale. Alla fine, però, l’Atletico - privo del proprio capitano e faro in panchina Camillo Anzoini - piazza il colpo, batte i rivali storici e passa il turno regalando una doppia gioia ai presenti del Pala Vignola che hanno persino dedicato una vera e propria standing ovation per il debutto stagionale in maglia PKH del ‘folletto’ Pasquale Lanzante.
LA CRONACA. Sotto nel computo della serie i locali partono immediatamente arrembanti e con le idee chiare: attaccare l’area per provare a portare a casa immediatamente falli e tiri liberi. Il primo a scardinare la difesa è Antonio Bonocore che cancella lo zero sul tabellone dopo qualche minuto in cui gli errori avevano fatto da padrona. Della Rocca segue a ruota, mentre l’Atletico inizia a registrare la propria difesa. Ranieri fa buona guardia su Corsiero, i centimetri di Visone oscurano la vallata sulla regia di Crupi ed i palloni recuperati fioccano come neve d’inverno. Laudisio è il primo ad iscriversi a referto per gli ospiti, Russo infila la tripla da distanza siderale, mentre Della Rocca e De Angelis firmano il vantaggio Basket&Friends (8:7). L’Atletico non si scompone, nonostante i tanti tiri aperti contro la zona fronte dispari degli avversari avrebbero di sicuro meritato miglior sorte. Iodice trova finalmente il fondo della retina dalla lunga distanza, ancora Della Rocca accorcia le distanze, ma gli ultimi istanti di un equilibrato primo periodo sono di marca Enzo Visone (12:13). Al ritorno in campo dopo il primo ‘stop and go’ arriva la prima vera e propria accelerata degli ospiti. L’attacco continua a produrre buoni tiri, anche se gli ‘Dei del basket’ aiutano poco Russo e compagni. Ed allora è la difesa a salire di colpi in maniera esponenziale (solo cinque i punti concessi agli avversari con una tripla di De Angelis e due punti di Parretta). Crupi e Della Rocca non riescono a trovare la loro consueta intesa con il canestro casalingo, pochi i palloni che arrivano tra le mani di Corsiero che sotto le plance ha trovato la resistenza di Ranieri, Iodice e Stellato e via con la show delle palle recuperate (in fase offensiva il finale di primo tempo è tutto nelle mani di Laudisio, Iodice e Russo per il 17:26 dell’intervallo lungo). Sotto nel punteggio e nella serie la truppa di coach Anzivino riparte all’arrembaggio. L’Atletico tiene botta e in attacco segna con continuità affidandosi alle mani sapienti dei soliti noti: Iodice, Visone, Russo e Laudisio (26:40 al 30’). Sembra finita, sarebbe finita, ma il cuore del Basket&Friends non è secondo a nessuno. Il PKH allenta le redini della propria difesa troppo presto, De Angelis infila due triple consecutive che riaccendono per un attimo le speranze dei locali, che però tornano ad infrangersi contro la difesa cinque stelle lusso dell’Atletico. Laudisio e Iodice riallargano la forbice tra le due squadre e a poco più di 40’’ dalla fine giunge anche il momento dell’esordio in maglia PKH di Lanzante, accolto dal tripudio generale dei presenti al Pala Vingola.

sabato 4 aprile 2015

LA MARCH DIVENTA SUPER 'MADNESS', E' TEMPO DI FINAL FOUR

Le storie che ci raccontavano da bambini avevano spesso come protagoniste la magia di streghe, fate e quant'altro, che con il loro tocco sapevano trasformare l'impossibile in realtà. E in queste storie c'erano sempre dei grandi balli, di quelli per cui forse serve l'invito, ma che puntualmente finiscono allo scoccare della mezzanotte. Ecco è giunta mezzanotte, ma stavolta il ballo, almeno per le latitudini europee, inizia con la palla a due della Final Four della Ncaa Basketball, "The original basketball" a stelle e strisce. Si gioca a Indianapolis, una terra che ha conosciuto negli anni 80' l'unica squadra che abbia mai portato a compimento un percorso netto senza sconfitte, cosa che cercheranno di emulare i Kentucky Wildcats, arrivati fin qui in carrozza. 
Diciamo che 3 dei quattro inviti per il gran ballo erano già stati staccati con anticipo: Kentucky ha un roster profondo, con una batteria di lunghi che fa faville in qualsiasi aspetto del gioco, un paio di cecchini sul perimetro che potrebbero essere credibili come shooter di qualche film di spionaggio, ma soprattutto una convinzione nel proprio gioco che sembra annientarti prima già di ogni partita.
L'ennesima Final Four di Coach K
E questa squadra l'avevamo ampiamente segnata ognuno di noi sul nostro personale bracket. Si forse una squadra che si è applicata al massimo dell'estremismo tattico come Notre Dame l'ha messa in difficoltà, ma nella pallacanestro oltre alla tattica ci vuole il talento e in quanto a questo i Wildcats hanno, nella città delle corse automibilistiche, una Lamborghini Murcielago fiammante pronta a partire. Gli avversari saranno un'altra squadra con la #1 del seeding, Wisconsin, che i pronostici volevano lì, ma che in molti bracket, nell'accoppiamento contro Arizona, che puntualmente è stato preso, sarebbe dovuta uscire. 
Forse è stata la partita più emozionante di quelle viste alle Elite Eight, io avevo scommesso molto sulla sconfitta dei grigiorossi, ma come sovente capita il banco ha vinto e quindi si ritrovano a giocarsi un posto in finale contro una formazione che non hanno da temere. 
La gioia degli Spartans
Un pivot molto importante come Kaminsky può soffrire di energia ma ha quella gran faccia tosta per ribattere colpo le scorribande avversarie. Se la gara si incanalasse sui binari dell'equilibrio potrebbero dire la loro. Altra #1 è Duke, nell'altra semifinale, con roster giovane e frizzante, allenato dal solito coach K, che è venuto fuori bene da un torneo che ha avuto qualche alto e basso, seppur la vittoria è sempre arrivata. La strada che porta alla finale sembrerebbe essere in discesa, ma molte volte il più grande nemico dei Bluedevils è proprio nella convinzione di aver già in tasca la vittoria. Perchè la quarta è ultima candidata alla finale è quella non invitata, l'imbucata di gran lusso, che veste colori verde scuro, è allenata da coach Izzo, che quando vede Marzo si traveste da Phil Jackson e trasforma una squadra onesta in qualcosa di più. 
Promette scintille la sfida tra Kentucky e Wisconsin 
Hanno battuto le teste di serie #2, #3 e #4, chissà che non riescano a fare lo stesso. Di certo il roster ha rotazioni limitate e il talento è discreto ma non esaltante, ma le motivazioni che il coach sa trovare dai suoi, nonchè la capacità di togliere all'avversario i propri confort spot sono qualcosa di praticamente indescrivibile. E se poi dovremmo concludere, perchè non la Cinderella? Chiunque dopo aver eliminato Pitino e la sua Louisville al supplementare sarebbe carico a mille, dunque attenzione, perchè forse 300 spartani alle termopili pur finendo male divennero mortali, ma ne potrebbero bastare poco meno di una dozzina per scrivere una pagina immortale di storia sportiva, magari da vincenti.

Dunque a tutti gli appassionati, godetevi il sabato sera, magari uscite prima e per la mezzanotte tutti davanti ai pc e alle tv, per uno spettacolo di 4 ore o forse più di pallacanestro genuina, autentica e passionale in cui vale la pena tuffarcisi a capofitto. 
#Attenzioneloshowpuòcrearedipendenza

Domenico Landolfo

Di seguito il video dedicato alla March Madness accompagnato dalle note della stratosferica Rihanna