E’
la storia del Tottenham che incantava l’Inghilterra. E’ la storia di un
fenomeno argentino chiamato Osvaldo Ardiles. E’ la storia di un altro campione
sudamericano chiamato Ricardo Villa. E’ la storia del mondiale vinto
dall’Argentina nel 1978 a pochi passi dalla carneficina dell’Esma. E’ la storia
del tonfo mundial del 1982. E’ la storia del popolo argentino e di quello
inglese che non sono mai andati d’accordo. E’ la storia della guerra delle
Falklands-Malvinas. Ma soprattutto è una storia di uomini, sentimenti veri,
emozioni e pensieri. ‘Blanco,Celeste y Blanco’ o ‘White, Blue and White’,
scegliete voi il titolo preferito, è una gemma nascosta incastonata tra i
documentari sportivi di Espn. L’ho visto per caso, ho provato tantissime
emozioni. Non c’è una versione italiana: per fortuna parlo spagnolo e sono andato
via facile anche coi pochi sottotitoli inglesi (ma c’è una versione anche in
lingua anglofona). Ci sono Osvaldo che divenne Ossie e Ricardo che divenne
Ricky. C’è tutto in questo documentario che rende giustizia, merito, onore e
rispetto al piccolo genio argentino che giocava il mondiale col numero 1 anche
se era in mezzo al campo. Rende onore ad Ardiles ma anche a Villa, straordinari
calciatori finiti, loro malgrado, al centro di una feroce polemica mentre
vestivano la maglia degli Spurs e scoppiava il folle conflitto voluto dal
generale Galtieri per riprendersi due isole. Un tentativo disperato per
recuperare credibilità quando, ormai, il regime che fu di Videla era agli
sgoccioli. Morirono 649 militari argentini (molti di fame e freddo) e 255 inglesi.
Morì anche Jose Leonidas Ardiles, cugino di Ossie. Morì una parte di cuore del
mondo civile che, nel 1982, non poteva credere a quello stava succedendo tra
quei mari. L’unica cosa positiva che morì fu la dittatura argentina che si
ricorderà, per sempre, di desaparecidos, esecuzioni, voli della morte ed una
generazione stroncata. Il documentario non è solo le gesta fenomenali di
Ardiles e Villa, i trionfi calcistici, è tanto altro. Nel mezzo compare una
canzone, per me oscena, ma storica per i tifosi degli Spurs: ‘Ossie’s Dream’
che accompagnò il Tottenham alla conquista della FA Cup del centenario contro
il Manchester City.
Una sfida vinta nel ‘replay’ sul manto erboso di Wembley e decisa da una fantastica doppietta di Villa (il secondo gol è fenomenale). Calcio e guerra in un miscuglio pazzesco di sentimenti, occhi lucidi, voglia di capire e dare un senso a quel 1982 fuori dal comune in Argentina come in Inghilterra. Un 1982 che ha segnato la vita di Ossie e Ricky. A rendere ancora più incredibile questo documentario c’è anche l’incidente stradale (filmato e si vede) occorso a Ardiles e Villa durante le riprese proprio alle Malvinas. Villa non riportò alcun danno, Ardiles fu costretto al ricovero immediato in ospedale per le ferite riportate. Lì, nelle sue Malvinas, in mezzo agli inglesi, scoprì quanto amore avevano per lui. Ardiles che, per il grande pubblico, è anche uno dei protagonisti di ‘Fuga per la vittoria’ con Pelè, Stallone, Moore e compagnia bella. Di tanti personaggi di questo piccolo capolavoro, quello che gradisco di meno resta Daniel Passarella: il capitano dell’Argentina mundial del 1978, apertamente al fianco della dittatura militare, el hombre vertical di quella nazionale. Ma va bene anche Passarella se poi la palla passa a quel genio calcistico di Glen Hoddle, talento purissimo del calcio inglese. E poi il grandissimo e commovente finale: la croce nelle Malvinas, i nomi dei caduti di quella guerra con particolare attenzione ai cognomi Love e Paz (amore e pace), i volti di tutti coloro che hanno reso possibile questa pellicola meravigliosa, in sottofondo la musica struggente di Mike Reed in Force Field. Un finale degno racchiuso dal pensiero di Ossie Ardiles: “Nunca mas, ese NO a la guerra es total, fundamental para mi, todo el mundo es mi hermano”. E’ vero: mai più una guerra, siamo tutti fratelli sotto questo cielo.
Una sfida vinta nel ‘replay’ sul manto erboso di Wembley e decisa da una fantastica doppietta di Villa (il secondo gol è fenomenale). Calcio e guerra in un miscuglio pazzesco di sentimenti, occhi lucidi, voglia di capire e dare un senso a quel 1982 fuori dal comune in Argentina come in Inghilterra. Un 1982 che ha segnato la vita di Ossie e Ricky. A rendere ancora più incredibile questo documentario c’è anche l’incidente stradale (filmato e si vede) occorso a Ardiles e Villa durante le riprese proprio alle Malvinas. Villa non riportò alcun danno, Ardiles fu costretto al ricovero immediato in ospedale per le ferite riportate. Lì, nelle sue Malvinas, in mezzo agli inglesi, scoprì quanto amore avevano per lui. Ardiles che, per il grande pubblico, è anche uno dei protagonisti di ‘Fuga per la vittoria’ con Pelè, Stallone, Moore e compagnia bella. Di tanti personaggi di questo piccolo capolavoro, quello che gradisco di meno resta Daniel Passarella: il capitano dell’Argentina mundial del 1978, apertamente al fianco della dittatura militare, el hombre vertical di quella nazionale. Ma va bene anche Passarella se poi la palla passa a quel genio calcistico di Glen Hoddle, talento purissimo del calcio inglese. E poi il grandissimo e commovente finale: la croce nelle Malvinas, i nomi dei caduti di quella guerra con particolare attenzione ai cognomi Love e Paz (amore e pace), i volti di tutti coloro che hanno reso possibile questa pellicola meravigliosa, in sottofondo la musica struggente di Mike Reed in Force Field. Un finale degno racchiuso dal pensiero di Ossie Ardiles: “Nunca mas, ese NO a la guerra es total, fundamental para mi, todo el mundo es mi hermano”. E’ vero: mai più una guerra, siamo tutti fratelli sotto questo cielo.
Camillo
Anzoini
Il
documentario in lingua originale, quindi spagnola