venerdì 6 febbraio 2015

CORRERE

La copertina del libro
Al compagno Emil non piaceva neanche, correre. E invece, costretto ad obbedire – come tutti i bravi compagni - all'ordine di partecipare a una gara, Emil Zatopek fu portato a rivedere le sue convinzioni. Il biondo ragazzo cecoslovacco sarebbe diventato un campione, ma a nemmeno vent'anni le aspirazioni non andavano oltre un lavoro in una fabbrica, nella Moravia del dopoguerra. Dopo la prima corsa vinta per gioco, però, Emil viene notato da un allenatore locale. “Corri in modo molto strano, ma non corri male, gli dice. Oddio, veramente corri in modo molto strano, insiste l'allenatore scuotendo una testa incredula, ma insomma non corri male”. Emil coglie solo l'ultima parte, e non smetterà più di correre e di vincere. Vincerà tre medaglie d'oro alle Olimpiadi di Helsinki nel 1952 (5.000 metri, 10 mila e Maratona) dopo quella su 10 mila (e l'argento sui 5.000) ai Giochi di Londra quattro anni prima.
Jean Echenoz (che in questi giorni è in libreria con un altro Adelphi, intitolato '14) in Correre racconta d'un fiato la vita e i miracoli della leggenda Emil Zatopek (1922-2000), eroe cecoslovacco di due Olimpiadi e dell'Urss, baluardo della propaganda socialista. La storia di un campione vero, che ha corso e vinto contro un destino da operaio socialista, contro le difficoltà date da condizioni di allenamento precarie, contro il suo stesso dolore fisico. Qualcosa a cui pensare (o a cui non pensare)
Emil Zatopek ha fatto la storia dell'atletica
quando dal divano ci troviamo a fissare forte le scarpe da ginnastica, sperando che loro ci prendano per mano e ci dicano su, andiamo a correre. Tra i motivi per cui questo libro merita la spesa di dieci euro (prezzo di copertina), si può annoverare: la scrittura di Echenoz – stile asciutto e tempo presente - che si beve intera in un pomeriggio, ad esempio una domenica di pioggia senza partite; la narrazione di un pezzo di storia dello sport oggi ingiustamente lasciata nel dimenticatoio; la forte commistione tra sport e Storia, evidenziando come l'uno abbia influenzato l'altro e in generale come lo sport abbia sempre e inequivocabilmente una valenza anche politica; Emil, campione vero, di quelli di un tempo, fu un eroe sportivo, capace di sfogare la sofferenza attraverso le smorfie della corsa. Ma Echenoz non dipinge solo il ferreo atleta. Emil era anche e soprattutto un uomo, diventato famoso in un momento storico in cui non era facile neanche essere uno qualunque.
Correre, di Jean Echenoz, costa dieci euro, Edizioni Adelphi.


Chiara Turrini

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